giovedì 29 gennaio 2015
Il Pizzetto
Ambrì Piotta è una frazione di qualche centinaia di abitanti tra Airolo e Quinto, che sono l'equivalente svizzero di Roncobilaccio e Barberino del Mugello. Ambrì Piotta è conosciuto da chiunque, in tutta la Svizzera, e non per le code di macchine e camion in attesa di attraversare il San Gottardo. Questo micro-paese è la casa di una delle squadre di hockey più forti della Svizzera, con una tradizione che risale al 1937. Lo stadio di 6.000 posti si riempie a ogni partita di spettatori intirizziti dal freddo glaciale (si trova a mille metri d'altitudine, non batte mai il sole e non è riscaldato).
Ne avevo sentito parlare e me lo trovo sotto gli occhi insonnolito dall'alzataccia all'alba di una domenica mattina imbiancata di neve. E' il punto di partenza per i giri che salgono al Pizzo della Sassada, al Poncione di Tremorgio o al Poncione Sambuco. Il sentiero sale a zig zag nel bosco, poi un mare di neve di estende a vista d'occhio. Troppa e troppo recente, il rischio valanghe ci consiglia di deviare verso il Pizzetto, su pendii più lievi. Aprire la via sulla neve fresca è un piacere faticoso ma intenso, il sole inizia a splendere, sembra tutto perfetto. Una volta scollinato si viene presi a sberle da un vento a 70Km/h che, come nella Guerra di Piero ti sputa in faccia la neve.
sabato 24 gennaio 2015
Föisc
Non mi era ancora capitato di camminare sul porfido con gli sci ai piedi. Il paesino sopra Airolo, all'imboccatura sud delle fauci del San Gottardo era bianco di neve, l'unico movimento era l'acqua che zampillava dalla fontana pubblica.
E' nevicato, infine, e anche tanto. I tetti delle baite sono coperti da uno spesso strato bianco, gli abeti soffrono sotto il peso della neve, e ogni tanto si vendicano di noi sciatori inonadandoci di una doccia bianca e solida, che oscura il cielo azzurro per un momento.
Poi gli alberi si diradano, il Föisc è una cima arrotondata, circondata da pareti verticali che non sopportano il peso della neve e la cacciano verso il basso, lingue allungate di valanghe.
domenica 11 gennaio 2015
Sunnehöreli
Ho avuto la prova di avere la memoria di un pesce rosso. Quando ho ricevuto l'e-mail che confermava il posto per l'escursione ero sicuro di non esserci mai stato. Poi, arrivato alla piccola funivia che parte dal paesino di Matt e si arrampica con una campata unica sullo sperone di roccia sovrastante, ho avuto un'illuminazione. Conoscevo quel posto. A dire il vero è lì che avevo fatto la mia prima seria esperienza di sci alpinismo, con -25 gradi e le mani che si congelavano all'istante.
Le condizioni sono sempre estreme, ma in senso opposto. Il vento che è soffiato da sud in questi giorni ha portato le temperature a livelli primaverili. Nella notte è addirittura piovuto e bisogna fare un bel pezzo a piedi, con gli sci in spalla per arrivare alle prime tracce di neve.
Il cielo è sereno, il sole va e viene dietro a delle nuvole sottilissime, che si stanno trasformando in foschia d'alta quota a causa del vento forte. Nel bosco, tuttavia, tutto è calmo, si avanza a passo lento e regolare, attraversando ruscelli e costeggiando baite chiuse. Una volta usciti dagli alberi, invece, incontriamo la forza della natura. Le zip di giacca e pantaloni si chiudono in un istante, il cappuccio cala sopra la testa per avere un po' di riparo. Le raffiche sono così intense da farti perdere l'equilibrio. La poca neve fa affiorare molti spuntoni di roccia, ogni tanto bisogna togliersi gli sci e continuare a piedi. Arrivati a uno spiazzo verso i 2000m, si decide di scendere. Non ha più senso continuare, anche perché bisognerebbe fare la strada inversa a piedi.
La discesa con gli sci sulla neve bagnata e pesante non è proprio il sogno di ogni sciatore, ma le gobbette che si trovano più a valle sono divertenti e mi alleno a sciare su un terreno misto fatto di neve, erba e terra (per chi volesse provare consiglio di tentare le curve solo nella parte con neve).
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