Poesie

Umubanu
Sul bordo della piscina
Mangio pesce
Gioco a tennis
Il manuale del perfetto
Umanitario sulle pagine (o nelle)
Dell’agenda degli intellettuali del
‘900.
Siamo nel duemila e tre.
Più guerra che pace

Idem
La schiavitù è un gilet colorato
Un papillon nero
Un costume da bagno
Una penna per scrivere
Un sorriso rubato

Osare pensare
Il cactus pensa sempre
Prima di stare zitto

Boutade
Sono rimasto ferito
Quando tu mi hai
Abbracciato
Rosa

Dubbi etilici
Piedi sul tavolo come un
Vero manager
Tristezza nel sangue come un
Vero uomo (o quasi)
Sempre avanti sorridere
Ascoltare parlare
Fatica di respirare e mai
Chiedere perché.
Potrebbe esserci una ragione.
Meglio non sapere

Beata s.
Voglio essere solo come
Un cellulare.
Spento
Sono felice quando mi
Sento vivo e mi sento vivo
Quando piango, a volte rido. Scavo nei
Miei segreti e porto in
Superficie secchi di terra e
Ricordi, sentimenti sepolti,
attimi di vita passata.
Sono fragile come una punta di
Spillo, forte come un
Pezzo di carta.
Sono, e questo è già qualcosa.
Vorrei amare senza parole
E parlare senza voce. Guardare
Il buio per tutta la notte
Senza paura che venga la
Luce. In silenzio nel bosco,
tremando al pensiero che esiste
la felicità e che si trova dietro
a quell’albero.

Generosità
Quando morirò donerò i miei
Organi. Il naso lo darò ai
Cinesi. Dovrebbe bastare per quasi
Tutti.

Rumori fuori portata
Clacson. Una porta si chiude. Musica
In sottofondo. Poi un motorino
Cambia marcia, per la salita dietro
Casa.

Kivu
Sotto rosso Coca Cola sto,
guardando l’ovest.
Dietro l’acqua un’isola
Lontana appare e scompare.
Dietro l’isola l’acqua e poi la
Terra devastata, la musica,
il cielo.
Mi sforzo di pensare ma cado
Ad ogni patetico tentativo. Ritorno e
Riparto e ogni volta
E’ più duro salire
Più bello scendere.
Il sole rispecchia il lago a forma di V.
Mi cerca gli occhi, mi
Cerchia la vista.
Possibile
Probabile
A prova di bomba.
Essere pesce.

Cazzo
A colpi d’ascia senza
Pietà
A pezzi il mondo in
Pezzi come vaso
cinese di produzione
industriale
rosso
in pezzi su pavimento di linoleum.
Una gondola fosforescente
Illumina di luce
Fioca
Un vuoto di
macerie

(Ruanda 2003)


Viaggio
L’odore di merda del
Bimbo seduto sulle ginocchia del padre
Penetra narici stanche,
occhi sudati e pelle.
Si è cagato addosso.
Esausto.
Vomito poco prima,
spazio non ce n’è,
i freni stridono, la
strada
curva
pericolosa.
Ho visto madre e figlio
Morti sull’asfalto.
Dormivano.
Il motorino schiacciato
Il parabrezza
Una tela di ragno.
Poco sangue
Molto silenzio

(Cambogia 2007)