lunedì 9 dicembre 2013

Hub d'altri tempi


I bambini nell’acqua sembrano tanti grandi pesci rossi che boccheggiano. Ci metto un po’ di tempo a capire cosa stiano facendo a fianco del traghetto che sta attraccando sull’isola, mentre turisti di ogni colore stanno affollando il ponte in attesa di scendere. Poi qualcuno tira una moneta e i bambini si tuffano sott’acqua per prenderla ed altri seguono tirando monete, mentre i bambini schiamazzano e si gettano sulle monete come affamati su un pezzo di pane.
Lascio la nave inorridito e tocco terra. L’isola è un piccolo splendore di case coloniali e di verde. Non ci sono macchine e si cammina su un acciottolato che deve essere il peggior incubo di ogni top model. Anche con le scarpe da ginnastica le caviglie sono a rischio.
Vista in una giornata di sole, tra turisti e famiglie  in gita domenicale, si fa fatica ad immaginare l'isola come il fulcro dell’orrore umano, eppure i posti più belli nascondono a volte i peggiori segreti. L’isola di Gore è stato l’epicentro della tratta degli schiavi che per due secoli ha sdradicato uomini, donne e bambini dalla loro terra africana per farli entrare in un tunnel alla cui fine c’erano delle catene e dei campi di cotone o di canna da zucchero dall'altro lato dell'oceano.
Nel piccolo e spoglio museo allestito nel forte di Gore, spicca una tabella che contiene le statistiche di mortalità degli schiavi durante il trasporto in mare. La media è tra il 10% e il 20%, con un leggero miglioramento nel tempo. La ragione non è tanto una ritrovata umanità dei capitani delle navi negriere, quanto piuttosto una perdita economica: ogni schiavo morto significava soldi in meno per cui i businessmen dell'epoca avevano fissato criteri di cibo, acqua e igiene.
L’orrore delle immagini che vengono alla mente leggendo la descrizione della tratta è aumentato dall’essenzialità del piccolo museo. In assenza di disegni, fotografie o altri supporti visivi, l’immaginazione lavora dal di dentro e ti fa entrare nel corpo di uomini trattati come bestie da bestie travestiti da uomini.
Usciti dal museo c’è il sole e la gente è sdraiata in spiaggia. E' proprio una splendida giornata di dicembre. 

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