giovedì 15 ottobre 2015

DOM TOM


Palme, spiagge, mare turchino, vegetazione tropicale, l’umidità dell’aria che si beve ad ogni respiro: il clima tipico della Francia a metà ottobre. Nonostante le otto ore di volo dall’Europa, ci si puó imbarcare con una semplice carta d’identità e non c’è polizia a controllare i passaporti all’arrivo. Guadeloupe, isola delle Antille in mezzo al mare dei Caraibi, è in tutto e per tutto territorio francese. Il termine tecnico è Département d’Outre Mer, abbreviato in DOM, traduzione moderna e politically correct di “ex-colonia”. Qui si puó chiamare Marsiglia al costo di un’interurbana, le targhe delle macchine sono francesi e i giocatori di calcio giocano per Les Bleus, cantando la Marsigliese. Tanto per citarne un paio: Thierry Henry, Lilian Thuram, Nicolas Anelka e – per gli amanti del tennis – Gaël Monfils.
Qui la Francia si chiama Metropole, e i suoi abitanti sono i metropolitains, quasi che vivano tutti in un’immensa grande città. Sono connazionali un po’ pallidi che abitano a un tiro di schioppo, giusto dietro l’angolo dell’oceano Atlantico.

Nella migliore tradizione dei matrimoni d’interesse, i pronipoti degli schiavi fatti arrivare dall’Africa per spezzarsi la schiena nei campi di canna da zucchero e dall’accento impregnato dalla musicalità del creolo hanno preferito il prosaico vantaggio economico al posto di uno sterile sentimento d’amore per la propria indipendenza. E forse non hanno tutti i torti, visto che la Guadeloupe è uno dei posti al mondo con la percentuale piú alta di centenari: caldo, pesce e niente stress.

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