Più che per mancanza di alternative che per scelta populista, ho deciso di guardare Milan - Juve in un misto di internet café, luogo di scommesse e bar che si trova dietro casa mia. Dall'ultima volta che c'ero stato, il proprietario ha fatto dei grandi investimenti. Ci sono delle specie di divani e gli schermi piatti sono stati sostituiti da proiettori. Ora non c'è più un solo angolo dei tre muri che non sia pieno di immagini di calcio, ogni muro una partita diversa. Nessun cambio degli avventori, invece: nemmeno l'ombra di una donna, un paio di turchi e una marea di somali che passano metà del tempo a guardare la televisione e l'altra metà a salutare l'ultimo arrivato.
L'atmosfera è quella delle grandi occasioni. Tutti i posti sui divani sono occupati e devo accontentarmi di una sedia pieghevole a fianco dei computer, sui cui altre immagini di calcio sono proiettate. A fianco ho tutti i risultati in tempo reale delle partite di calcio di tutto il mondo. Scopro squadre di calcio colombiane di cui ignoravo completamente l'esistenza. Per scrivere un trattato sulla globalizzazione non serve fare un dottorato, basta fare un giro al Kreis 3 di Zurigo, il quartiere dove vivo.
La partita è bruttina ma molto intensa. Quando un difensore della Juve (non capisco quale perchè il commento è in arabo) sbaglia un passaggio e Nocerino fa gol, scoppia il putiferio. Sembra diu essere a San Siro: urla, fischi, battiti di mano. Io rimango seduto, cercando di continuare a guardare la partita in mezzo a gente che viene e che va, oppure che staziona in piedi proprio davanti a me. Ogni tanto tento di spiegare ai passanti che non sono trasparenti, ma non so che lingua usare: il tedesco non sembrano capirlo, l'inglese forse, l'italiano boh. Provo con i gesti, funziona.
La partita continua tra una serie di fallacci da una parte e dall'altra, gol annulati da un arbitro miope e errori grossolani della Juve. Sembra di vedere una partita con i miei colleghi il martedì a mezzogiorno. Nonostante i milioni che guadagnano, i giocatori appaiono per quel che sono: dei ragazzini imberbi nervosi e pieni di paura di sbagliare.
Matri, al risveglio dal lungo letargo invernale, decide finalmente di fare gol, il locale esplode una seconda volta. Scopro che la tifoseria somala è ugualmente divisa tra juventini e milanisti. Il casino è tale che il proprietario turco è costretto ad urlare come un matto per far stare zitti tutti. Dubito che abbiano capito cosa ha detto - sicuramente una frase presa pari pari dal galateo turco - ma il concetto è chiaro. Gli spettatori si rimettono a sedere aspettando il fischio dell'arbitro. Quando la partita finisce il casino esplode di nuovo. La disputa - penso - è sul fatto se il pareggio sia meritato o no. Il tono di voce si alza, vola anche qualche spinta, io me ne vado prima che la situazione degeneri. Sulla strada di casa vedo gente uscire da un bar. Anche lì tutti africani, ad occhio e croce eritrei o somali. Anche lì urlano, si spintonano, si insultano.
Milan 1 - Juve 1
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