domenica 25 agosto 2013

Nigeria


La Nigeria, lo stato più popoloso d’Africa ed il primo produttore di petrolio del continente, è stata colonizzata con l’accetta: a nord del fiume Niger i francesi, a sud gli inglesi e pazienza se il confine divideva popolazioni appartenenti allo stesso gruppo etnico, l'importante era spartirsi il territorio senza troppe tensioni. Per gli africani i fiumi sono dei mezzi di comunicazione e di aggregazione. Per gli Europei sono delle frontiere naturali, perfetti per piantare bandiere e far firmare trattati a capi tribali analfabeti.
Il risultato attuale è uno stato di più di 170 milioni di abitanti, appartenenti a 250 gruppi etnici, in cui si parlano 500 tra lingue e dialetti. In tutta questa enorme complessità, c’è chi semplifica il tutto con una serie di bipolarità: il nord e il sud, i cristiani e i musulmani, i ricchi e i poveri, i terroristi di Boko Haram e l’esercito.
Io mi fermo alla dicotomia tra città. C’è Lagos, la città-mostro di 8 milioni di abitanti ufficiali (quelli reali nessuno lo sa),  in cui miseria, criminalità e inquinamento si mischiano senza soluzione de continuità a lusso, vita notturna e dinamismo senza pause. La città incontrollabile che cresce a dismisura senza alcuna pianificazione, ma in cui si registrano incredibilmente i più alti tassi di felicità al mondo (http://www.jdsurvey.net/jds/jdsurveyMaps.jsp?Idioma=I&SeccionTexto=0404&NOID=103).

E c’è Abuja, la nuova capitale costruita dal nulla come Brasilia, senza anima, il cantiere eterno finanziato dal petrolio fatto di grandi arterie stradali, edifici nuovi che ospitano ministeri e uffici pubblici, hotel e centri commerciali. La città ordinata e pulita, in cui le case e gli abitanti passano in secondo piano rispetto alle leggi della viabilità e all’immagine di modernità. 

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