Negli ultimi tre
anni mi sono imbarcato tre volte su un volo per Marrakech. Normalmente i
passeggeri sono per un terzo dei marocchini che tornano a casa, per un terzo
dei francesi che vivono in Marocco e per un terzo turisti.
Questa volta è
pieno di brasiliani, vestiti di bianco e nero, casinisti come sempre. L’imbarco
è diventato un’opera maestra di confusione. Seduto al posto 24C – il mio – trovo
un allegro signore che mi informa che il suo posto è il 16C, ma che vuole stare
con la sua garrula moglie. Mi tocca quindi nuotare contro corrente come un
salmone, sfidando il flusso di altri brasiliani che si siedono ai posti
sbagliati. Dopo mezz’ora, quando le hostess stanno per scoppiare in un pianto a
dirotto e siamo tutti seduti, iniziano i cori: sono in un aereo pieno di tifosi
dell’Atletico Mineiro, la squadra di Ronaldinho che partecipa alla Coppa del
Mondo per Club.
Allo stadio mi
aspetto un’atmosfera brasiliana, canti, cori balli. Nonostante la macchia
bianco-nera sugli spalti sia importante (sono migliaia i fan dell’Atletico),
non si sente una voce. Dall’altro lato, i supporters del Raja Casablanca, con
bandiere e tamburi, a petto nudo e saltando come indemoniati, fanno un casino
pazzesco. La ragione è presto detta. I brasiliani che sono venuti sono i
ricchi, quelli che possono permettersi un biglietto aereo transatlantico.
Stanno a metà tra il calcio e il turismo e molti sono venuti in famiglia. I
marocchini, invece, sono veri fans locali, poveri e arrabbiati. Alla fine vince
il Raja giocando alla brasiliana e vincono i suoi tifosi marocchini.
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