sabato 5 giugno 2010

San Jose

La primissima impressione del Costa Rica non è lontana dalla stereotipo della Svizzera del Centro America. I bus urbani sono nuovi e non emettono nuvolone nere di gas di scarico, le fermate sono fisse e hanno delle pensiline metalliche di design urbano. All'ora di punta, tutti i passeggeri sono seduti, nessuno in piedi. Una signora incinta chiede all'autista se puo' scendere in mezzo a due fermate. Il bus è bloccato nel traffico, immobile. L'autista, da vero svizzero, dice di no. In Nicaragua avrebbe fermato il bus in mezzo ad un incrocio e l'avrebbe accompagnata fino a casa. Per un'inspiegabile equazione, piu' un paese si arricchisce, piu' la gente diventa distante e inflessibile (oppure la casualità è inversa?).
Altri dettagli di vita quotidiana sottolineano la differenza tra il Costa Rica e i suoi vicini: i taxi hanno il tassametro, non fanno servizio collettivo e costano una fortuna. Le macellerie hanno dei veri e propri banchi frigo e nei negozi si trova della cioccolata d'importazione tra cui i Ritter Sport (papi puoi andare in Costa Rica senza problemi).
Ancora piu' che in Honduras, i simboli degli Stati Uniti si susseguono l'uno all'altro. Non solo le catene di fast food o le mall, ma addirittura l'architettura urbana: in molti quartieri di san Jose si ha l'impressione di essere a Los Angeles o a San Diego. Viene voglia di gridare "yankees go home", ma per molti gringos questa è casa loro. La signora molto loquace che mi siede a fianco sul bus per San Isidro, dopo avermi chiesto di dove sono, mi chiede se sono qui in vacanza oppure per viverci. In Costa Rica, come in Thailandia, americani ed europei vengono a migliaia, soprattutto da pensionati. Alcuni non parlano neanche una parola di spagnolo.
Gringo

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