sabato 16 aprile 2011

Angola


Luanda è la città più cara al mondo per gli espatriati: affitti da varie migliaia di dollari, prezzi dei ristoranti più alti che a Zurigo, hotel che costano centinaia di dollari a notte. Le strade del centro sono piene zeppe di macchine, in maggioranza 4x4, tutte bloccate in mezzo al traffico. Tutto il centro è una costruzione, con  edifici più alti che stanno sorgendo in mezzo ad edifici più bassi. Ma i soldi non vogliono necessariamente dire sviluppo.

In uno dei quartieri periferici della capitale si susseguono decine di palazzi identici tra loro, che si distinguono l'uno dall'altro solo dal diverso colore delle facciate. Il pensiero va immediatamente all'urbanizzazione italiana degli anni sessanta e settanta, se non addirittura al modello sovietico. I palazzi serviranno per ospitare centinaia di famiglie che saranno "ricollocate" da un altro quartiere che sarà "migliorato", non è chiaro se con o senza il loro accordo.

In mezzo a nuvole di polvere, lavori in corso perenni, marciapiedi che si confondono con la strada e con i fossi, in un caldo soffocante decine di ambulanti tirano a campare cercando di vendere la loro mercanzia attraverso i vetri aperti dei pulmini del servizio pubblico. Si possono comprare fazzoletti e saponi, pompe per l'acqua e carne in scatola. Il tutto mi fa pensare all'immagine che dà Stefano Benni dell'inferno in uno dei suoi romanzi: il grande ingorgo.

L'Angola fu un tempo uno dei campi di battaglia della guerra fredda: un governo pro-comunista appoggiato dall'Unione Sovietica contro un gruppo armato d'opposizione appoggiato dagli Stati Uniti, un grande classico. Con il passare del tempo gli odi passati si sono trasformati in interessi comuni, con il mimimo comune denominatore che si chiama petrolio. Il presidente non è cambiato, ma la politica si è aperta al business e i cinesi sono arrivati in massa.

Mentre scrivo queste righe, la luce si spegne per qualche attimo prima di riaccendersi. E' tornata l'elettricità, qualcuno ha spento gli enormi generatori che permettono all'albergo di continuare a lavorare come se niente fosse, aria condizionata inclusa. Come nel resto dell'Africa tra le risorse energetiche e l'energia vera e propria c'è sempre di mezzo il mare.

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