martedì 2 ottobre 2012

La Svizzera, lo svizzero e la sua paura

La paura è all'origine di infinite aggregazioni sociali, ideologie e religioni. La paura della morte ha portato l'uomo a creare e giustificare l'idea di un aldilà; quella del nemico a costruire torri, mura e fossati; quella dell'altro a teorie razziali devastanti, e via di questo passo.
La paura è anche alla base dell'identità svizzera. E' fondamentalmente l'unica ragione (oltre al formaggio e alla cioccolata) per cui popoli tedeschi, francesi, italiani e romantsch hanno creato una confederazione tanto diversa quanto improbabile. La paura di essere occupati e dominati dai grandi imperi - austroungarico, prussiano, francese - ha portato varie tribù ad unirsi in un patto difensivo che si è fatto via via più stretto e dettagliato per ragioni di sopravivenza, fino a diventare confederazione ed infine stato.
Ma la paura non è solo ragion di stato. La paura è tuttora il tratto determinante del popolo svizzero. In un paese con tassi di criminalità ridicoli, tassi di disoccupazione ad una cifra (e molto bassa), con il reddito pro-capite tra i più alti al mondo e risparmato da terremoti e inondazioni, lo svizzero medio vive tutt'ore in preda al panico. E' come se la paura fosse nei geni. E' solo per un certo senso della cortesia che lo svizzero non fugge a gambe levate quando uno sconosciuto gli rivolge la parola ed è solo grazie all'usura del tempo che gente immigrata trent'anni fa viene considerata innocua (e alcuni vincono anche il premio del passaporto).
Anche la famosa precisione e organizzazione elvetica è in fondo il prodotto della paura (oltre che dell'industria orologiaia fiorita grazie alle lunghe pause invernali che metteva a disposizione manodopera agricola per più tempo). La precisione non è altro che un modo per eliminare l'alea della vita. Il treno che spacca il secondo e che ti permette immancabilmente di prendere la coincidenza con il tram non è altro che una rete di sicurezza contro l'imprevisto, l'incontrollabile e l'imponderabile. La stessa funzione è svolta dalla certezza che ogni violazione delle regole venga punita, spesso grazie alla delazione sistematica. Tutti devono rispettare le regole alla lettera, sennò il sistema crolla e con esso le difese che esso rappresenta. E tale sistema non ammette deroghe e nemmeno eccezioni, perché troppo pericolose. E così è molto meglio - oltre che ridicolo - passare dei minuti interi a fissare un semaforo rosso, in piedi, a guardare una strada deserta, nel mezzo della notte. La cosa non risponde a nessun imperativo di sicurezza (se non ci sono macchine a che serve aspettare?), ma è così incredibilmente, totalmente, assolutamente rassicurante!

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