mercoledì 11 giugno 2014

Il sentiero dei nani


C'è un momento, per chi prende la linea Zurigo-Milano, che lascia perplessi. Sono le nove di mattina, il treno dovrebbe viaggiare verso sud, ma il sole si trova alla destra, ovvero ad ovest. Ho un attimo di panico, pensando di aver preso il treno sbagliato ad Arth-Goldau, poi il treno inizia a girare, entrando in varie gallerie. La tratta ferroviaria in prossimità del San Gottardo è una specie di scala a chiocciola che gira su se stessa per vari chilometri, finché non si raggiunge l'altezza desiderata.
Scendo a Göschenen, che conosco principalmente a causa di un trasbordo dal treno al bus causa blocco della linea, un paio d'anni fa. Vista con il bel tempo è molto meno tetra che quando è coperta dalla neve e immersa nella bufera. E' il lunedì di Pentecoste e sembra che nessuno si sia ancora svegliato.
Il sentiero è per una volta ben indicato e salre ripido in mezzo a boschi di pini. L'odore della resina e delle pigne fa dimenticare le ragnatele che si attaccano alla faccia ad ogni passo. Come spesso mi accade, i primi minuti sono i più difficili. Ho sempre l'impressione di non farcela. Il respiro si fa sempre più rapido, il caldo soffocante, inizio a sudare. Ad un certo punto scorgo un gatto selvatico, o forse è un miraggio. Il gatto non si muove, neanche quando mi avvicino. Seduto sopra un ceppo, scopro una volpe di plastica, che mi guarda ghignando. Più  in su troverò vari nani, quasi tutti sorridenti.
Uno dei momenti che amo di più quando vado in montagna è il passaggio dal bosco alle piante basse. A volte il passaggio è graduale, gli alberi si fanno più radi, per lasciare spazio a pini mughi o arbusti. Qui il passaggio è netto. Un attimo prima c'è il bosco e un attimo dopo c'è una distesa di mirtilli. Poi laghetti da disgelo, qualche chiazza di neve e rocce.







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