La giacca blu che mi faceva assomigliare ad un ferroviere non bastava per risparmiarmi dal freddo dell'inverno australe, neanche con l'ausilio di un gilet grigio. Non erano ancora le sei di mattina e io mi trovavo nella sala VIP dell'aereporto di Harare, in attesa del volo presidenziale. Nella stanza a fianco, degli uomini biondi con la faccia da sicari camminavano avanti e indietro nervosamente. Avevano dei completi grigi gessati e delle scarpe lucide policrome, lo stile della diplomazia russa.
Un'alba d'altri tempi si stava lentamente impossessando della pista dell'aeroporto e una tazza di té tentava di scaldarmi, senza riuscirci. Un jet privato faceva sollevare una minuscola nuvola nel momento in cui i pneumatici toccavano terra. Non era il jet che aspettavo io, era quello dei russi. Scendeva un uomo con una giacca blu brillante come quella di un prestigiatore, i pantaloni bianchi, le scarpe non ricordo. Ad aspettarlo una carovana di macchine più corta di quella con cui ero arrivato io, che lo portavano via sgommando.
Ancora non sapevo che la mia foto era sulla prima pagina del giornale e che il mio nome era ripetuto almeno venti volte nell'articolo che la seguiva. Ero atterrato ad Harare il giorno prima, dopo aver viaggiato per venti ore. La foto scattata all'aeroporto non era delle migliori, ma il giornalista aveva trascritto parola per parola tutto quello che avevo detto. Non potevo lamentarmi troppo. Davanti a me c'era una giornata iniziata troppo presto che sarebbe finita troppo tardi, sicura e prevedibile come una passeggiata in un campo minato.
Ma tutto passa, anche le visite presidenziali. Di nuovo in aeroporto, questa volta per prendere il quarto di sette voli che mi avrebbero portato a Douala e poi a Zurigo, ho aperto il giornale. Di me poca traccia (solo il mio nome confuso tra quelli dei miei colleghi). In compenso a pagina due c'era la foto dell'uomo dalla giacca blu brillante venuto a parlare di investimenti minerari e agricoli. La didascalia diceva 'presidente della commissione esteri del parlamento russo', inviato del presidente Medvedev. La foto lo ritraeva mentre dava in regalo a Mugabe un kalashikov di cristallo.
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