La domenica mattina faccio un giro per il Retiro, l'immenso mercato in cui si vende di tutto. Più che per comprare, vale la pena venire a mangiare tapas, bere una caña e guardare la massa umana muoversi tra i banchi a passo di lumaca.
Poco lontano, in una piccola piazza, c'è una donna esagitata che fa ballare un'umanità varia e piuttosto sedentaria (almeno a giudicare dai grossi culi). La musica è di Tarkan e le mosse sono vagamente arabizzanti. La piccola folla muove le anche, le braccia e le spalle, obbedendo agli ordini come un esercito obbediente (e un po' scoordinato).
Lascio i ballerini della domenica e poco lontano mi imbatto in una manifestazione di estrema sinistra. Varie centinaia di persone sono raggruppate a cerchio. Alcune hanno delle bandiere, c'è un megafono, tutti scandiscono slogan generici: disobbedienza, anticapitalismo, rivoluzione. E' senza dubbio la manifestazione più statica che abbia mai visto. Tutti stanno in piedi e seguono il ritmo dello slogan pronunciato dal megafono. Più che per protesta sembra che siano tutti lì per vedersi ed incontrarsi. Me li immagino rompere i ranghi di lì a poco per andare a mangiare dei calamari fritti con una birra fredda, belli soddisfatti.
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