lunedì 10 giugno 2013

La Madrid gregaria


Il vero monumento di Madrid non è il Prado, né il Palazzo Reale, ne la Puerta del Sol. Il vero monumento di Madrid - la ragione per cui ci si va e ci si vuole ritornare - è la sua gente. Gli abitanti di Madrid non sembrano avere una casa, vivono per strada, mangiano in piedi, camminano a tutte le ore, non si nascondono mai. Se ci fosse un opposto fisico di Zurigo - la città in cui tutti hanno paura di tutti - sarebbe sicuramente Madrid, il posto in cui ti si rivolge la parola nel modo più spontaneo e naturale.
La domenica mattina faccio un giro per il Retiro, l'immenso mercato in cui si vende di tutto. Più che per comprare, vale la pena venire a mangiare tapas, bere una caña e guardare la massa umana muoversi tra i banchi a passo di lumaca. 
Poco lontano, in una piccola piazza, c'è una donna esagitata che fa ballare un'umanità varia e piuttosto sedentaria (almeno a giudicare dai grossi culi). La musica è di Tarkan e le mosse sono vagamente arabizzanti. La piccola folla muove le anche, le braccia e le spalle, obbedendo agli ordini come un esercito obbediente (e un po' scoordinato).

Lascio i ballerini della domenica e poco lontano mi imbatto in una manifestazione di estrema sinistra. Varie centinaia di persone sono raggruppate a cerchio. Alcune hanno delle bandiere, c'è un megafono, tutti scandiscono slogan generici: disobbedienza, anticapitalismo, rivoluzione. E' senza dubbio la manifestazione più statica che abbia mai visto. Tutti stanno in piedi e seguono il ritmo dello slogan pronunciato dal megafono. Più che per protesta sembra che siano tutti lì per vedersi ed incontrarsi. Me li immagino rompere i ranghi di lì a poco per andare a mangiare dei calamari fritti con una birra fredda, belli soddisfatti. 

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