venerdì 28 giugno 2013
La vergine bianca
Iniziare un'escursione sul ghiacciaio della Jungfrau non è proprio un'esperienza bucolica. Sul treno a cremagliera che sale lentissimo nel ventre gelido della montagna si palpa con mano il cambiamento radicale del turismo internazionale. Quando quasi vent'anni fa salivo con la mia famiglia, i turisti erano svizzeri, tedeschi o - massimo dell'esotismo - italiani. Oggi sono solo cinesi e indiani, mezzo assopiti dall'alzataccia, in sandali e maglietta, con macchine fotografiche telescopiche, famiglie intere che sembrano sbarcate sulla luna o nel film di Bollywood da cui hanno scoperto l'esistenza della Jungfrau. Gli annunci automatici del treno sono multilingue, tra cui cinese, giapponese e hindi. Quando si arriva in cima si ha l'impressione di essere in una grande stazione asiatica, con fast food che servono spaghetti di riso e curry. L'ambiente è un misto tra uno zoo e un Luna Park, certo non si ha l'impressione di essere in cima ad uno dei ghiacciai più grandi dell'Europa continentale. Per fortuna basta mettersi dei ramponi ed allontanarsi di qualche metro e la montagna prende il sopravvento. Poi basta lasciar parlare la Jungfrau:
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