Non avrei mai immaginato che un giorno avrei aperto una partita IVA, ma sembra che quel giorno si stia avvicinando.
Ieri ho avuto una riunione con un commercialista svizzero che ha l’ufficio fuori Zurigo. Ho preso un treno che è arrivato 30 secondi prima dell’orario previsto e mi ha permesso di prendere una coincidenza di 3 minuti, per presentarmi con 10 minuti d’anticipo sull’orario previsto ed essere quindi perfettamente conforme con il dogma della locale puntualità. Sul treno ho anche letto un opuscolo informativo sull’apertura di un’impresa che dice – testuali parole – “nell’interesse della compagnia e degli azionisti, la creazione di fondi neri è tuttora permessa in Svizzera”. Viva la sincerità.
Il commercialista era un signore simpatico che parlava in inglese con una certa lentezza e si è messo a divagare su vari temi. Ho sviscerato tutti gli angoli reconditi del sistema previdenziale basato su tre pilastri (e ispirato dalla letteratura di Kafka), la procedura per scaricare l’IVA (che è all'8% e si fa solo per redditi superiori ai 100.000 franchi), gli anticipi trimestrali delle imposte (tra il 10% e il 20%) e varie altre amenità. Ho anche scoperto che l’iscrizione nel registro del commercio è facoltativa e che all’inizio potrò emettere fatture senza alcuna partita IVA.
L’amabile conversazione è infine giunta al costo del commercialista stesso che – mi spiega – viene calcolata in base alle ore di lavoro necessarie alla dichiarazione: a livello di esperienza della persona impiegata corrisponde costo differente. La sua tariffa oraria – continua con nonchalance – è di 160 franchi, ovvero circa 130 euro. Ho guardato l’orologio. Erano passate due ore. Come per magia la riunione è finita immediatamente.
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