giovedì 21 maggio 2015
Aspettando il ponte
La cartina dell'Africa è piena di linee rette, tracciate con il righello da potenze coloniali ossessionate dal controllo del territorio e poco interessate alla gente che lo abitava. Le frontiere separano gruppi etnici e linguistici omogenei e mettono insieme gruppi diversi, creando degli stati che non rappresentano nessuno, o quasi.
Sono tornato in Gambia, uno degli esempi di questa politica della spartizione. Il fiume Gambia è stato colonizzato dalla Gran Bretagna, mentre tutto il territorio all'intorno dalla Francia. Il Gambia taglia il Senegal in due e rappresenta un punto di passaggio obbligato per chi voglia andare da nord a sud e vice versa.
Il problema è che non esiste nessun ponte, almeno per il momento, per cui bisogna aspettare delle chiatte lentissime, che non riescono a seguire il flusso di veicoli che viaggiano dalla Casamance (la regione del sud del Senegal contesa nel XIX secolo anche dal Portogallo) verso Dakar.
La coda di macchine, camion, moto e gente è eterna, in alcuni casi l'attesa si conta non in ore ma in giorni. I mezzi sono stracarichi sotto il sole africano, mentre ai lati della strada c'è una lunga linea di piccoli negozi che vendono di tutto. La costruzione del ponte è agli inizi, tra alcuni anni non ci sarà piú nessuno sulle due rive del grande fiume scuro che scorre lento verso ovest, solo qualche cartello stradale e i resti delle baracche di legno.
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