domenica 15 agosto 2010

Il battito di Rio de Janeiro


Il Cristo Redentore - la statua kitch che domina Rio de Janeiro dalla collina piú alta della cittá - ha mani di donna. L`artista che le ha disegnate ha usato le sue per il calco originale. La testa é stata disegnata in modo sa dare un´impressione di calda umanitá nonostante la taglia extra-large. L´effetto finale é tra lo ieratico e la Mona Lisa. In ogni modo, qualsiasi intenzione religiosa si é ormai persa in una marea umana di turisti in coda per fare la foto con le braccia aperte (con le persone che scattano la foto spesso letteralmente sdraiate per terra in cerca della migliore posizione prospettica). Come ogni cosa a Rio, anche la piú irritante, é uno spettacolo imperdibile: vedere la baia di Rio con il mare che entra per decine di chilometri all´interno della terra, vedere le spiagge bianchissime della cittá, il ponte infinito che attraversa la baia, i quartieri ricchi e le favelas, sentire il ronzio degli elicotteri che fanno il giro della statua; quassú si respira Rio.
Cercare di descrivere questa cittá a parole é come suonare una chitarra senza corde. Per rendere almeno in parte l´idea bisognerebbe poter mettere in attachment i rumori, la musica, la parlata della gente, la luce, la sensazione di operosa leggerezza che si sente sui bus o nella metropolitana supermoderna o sul ferry che attraversa la baia per connettere Rio a Niteroi e usata da migliaia di persone, ognuna con un colore di pelle diverso, un colore di occhi diverso, ognuna brasiliana. Qui tutti possono sentirsi a casa loro perché nessuno come i  brasiliani é riuscito a racchiudere tutto il mondo in un unico luogo. Ci sono occhi azzurri, pelli africane, capelli rossi, occhi a mandorla, culi caraibici.
A Rio non serve portarsi dietro una cartina o la guida perché se si chiedono indicazioni per strada, la persona ti spiega nei minimi dettagli come arrivarci oppure ti porta direttamente a destinazione senza passare dal Via. Unico problema é riuscire a capire una lingua che é tanto immediata e semplice quando é scritta, quanto impenetrabile all´orale, almeno per il momento.
Forro
In un articolo che ho letto qualche mese fa, si spiegava come un gruppo di persone che ordinano da mangiare influenza le scelte individuali. Circondato da cinque donne che sono il ritratto del fascino appariscente della borghesia (tranne un´ inglese dai capelli paglierini che sembra Boy George), osservo come ognuna legge il menu, sceglie qualcosa, per poi cambiare idea quando sente le altre ordinare. Una sola caipirinha ha il potere di attirarne altre tre, facendo abbandonare litri d´acqua.
Siamo in un ristorante di Lapa, un giovedí sera. Ci siamo incontrati in ostello e forse non abbiamo niente in comune tranne il fatto che siamo a Rio e vogliamo vederne la vita notturna. Un amico colombiano di una di loro ci porta nel covo dell´élite brasiliana, dove una band di una decina di musicisti suona non-stop canzoni di forro (pronuncia fogo) sulle cui note bella gente - uomini e donne - ballano bevendo cocktails che valgono il salario minimo di una giornata. Le cinque ragazze fanno la felicitá di molti uomini con molto testosterone che le approcciano una dopo l´altra nel giro di tre minuti. Non sanno che la borghesia americana richiede almeno un appuntamento previo per cedere a pensieri lubrichi.
Io tento di muovere i piedi guardando gli altri. Dopo attento studio raggiungo la conclusione che ognuno puó ballare come gli pare e la cosa mi piace molto. Esploro anche i quattro piani di morbidezza dell´edificio coloniale con un´apertura centrale cosí che si possa sentire la musica ovunque. Ogni piano é decorato in modo diverso, con un sacco di oggetti antichi  o vintage. Alle due la musica finisce. Tutti a casa.
Samba
Il venerdí sera a Lapa sembra di essere in una manifestazione della CGIL a Roma. La strada é piena di gente e ci sono tamburi che suonano non-stop. Lapa é il cuore della vita notturna di Rio e il fine settimana una marea umana si riversa in strada e nelle decine di locali di samba per bere, ballare e parlare, soprattutto ballare. Il melting pot é assoluto. A parte le differenze cromatiche, qui si incontrano tutte le fascie di etá, i sessi, le classi sociali del paese. Ci sono signore sessantenni che ballano lentamente tra i tavoli di un locale, giovanissimi che si muovono a ritmo indiavolato al suono di percussioni, il gruppetto di ragazzi perbene seduto ad un tavolo un po´ in disparte, tre viados che si aprono il passo tra la folla con delle tette enormi, le turiste americane che si fanno la foto sotto l´insegna che indica il nome della strada con la faccia di chi si sta divertendo un sacco (¨can you see girls, we had great fun, it was awsome!¨), la coppia gay che si bacia senza ritegno e single - uomini e donne - in caccia di un partner. Tre ragazze mi rapiscono mentre tento di ballare una samba e vogliono fare conversazione. Tra la musica, l´accento e la caipirinha non capisco assolutamente nulla. Riesco invece a capire il complimento che mi fa un ragazzo mentre mi passa vicino. Gli piacciono i miei occhi.
Guardando le migliaia di teste multicolori muoversi per strada alle quattro di mattina mi vengono in mente quattro parole: ¨passione per la vita¨.
Sambero

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