giovedì 16 giugno 2011

In ordine sparso: del Gabon e di altre cose


Lunedì sera ero appeso a venti metri da terra, aggrappato ad un pezzo di plastica giallo e nero. Avevo passato la corda nell’ultimo rinvio e mi mancava solo poco più di un metro per arrivare alla sosta. Un metro di troppo. La cosa più difficile quando arrampichi è non pensare che sei in aria e che devi solo fare un passo, una piccola spinta e aggrapparti alla presa più sopra. C'è differenza tra idea e azione.
Ventiquattr’ore dopo stavo camminando su una spiaggia deserta a Libreville. Le onde che arrivavano sul bagnasciuga erano quelle del fiume Komo, che forma il delta in cui sorge la capitale del Gabon. Il sole si era ritirato dietro una fitta tenda di nuvole bianche e grigie, più minacciose che piovose. C’era un leggero vento caldo, poca luce, silenzio. Camminando mi sono imbattuto in un uomo vestito da militare che mi ha chiesto una birra. Ho fatto finta di non capire e sono tornato verso il mio albergo con passo più spedito.
Il giorno dopo mi sono ritrovato seduto sul sedile posteriore di una macchina bloccata nel traffico della città (il Gabon è uno degli stati più ricchi dell’Africa centrale e quindi i suoi abitanti si dilettano nell’arte dell’imbottigliamento industriale). Passando al rallentatore a fianco a donne che vendevano frutta e verdura al lato della strada, ascoltavo la trasmissione radio di RFI, Radio France Internationale, dedicata alla differenza tra il savoir vivre e la politesse. La conduttrice riceveva telefonate dal Congo o dal Burkina Faso in un perfetto accento parigino e con tono palesemente paternalistico. Come si compiacciono i francesi del loro snobismo è impossibile capire.
E’ passato un altro giorno, della città ho visto un campo che un giorno diventerà da calcio, edifici del governo, banche, ambasciate, la foto di Omar Bongo Odimba (presidente del Gabon per 42 anni e padre dell'attuale presidente) nonché il centro commercial Géant-Casino, che è il più grande dell’Africa centrale. Ho anche visto la base aerea francese, vicino a cui facevano jogging dei robusti ragazzoni pallidi, con un taglio di capelli che non lasciava dubbi. La sera c'era un'eclissi di luna ignorata da tutti, o quasi.
La mattina dopo la trasmissione di RFI era dedicata alle devianze sessuali. Uno stuolo di psicologi e sessuologi si alternava a descrivere con il tono distaccato della scienza quante eiaculazioni quotidiane costituivano devianza e quante no. Ho anche scoperto che 21 orgasmi settimanali costituiscono una buona indicazione per l’iperattivismo sessuale. Benché non patologica, si diceva, la cosa non è comunque raccomandabile (o in caso trovatevi un partner molto paziente o affetto da narcolessia). Una sessuologa particolarmente accomodante ha anche spiegato che se vostra moglie accetta relazioni solo ogni tre mesi è naturale sentire una pulsione sessuale. Non siete malati. Non dovete sentirvi in colpa. Idem con la masturbazione, basta che sia controllata. Sono da evitare gli eccessi, come il caso di un avvocato francese che si autocompiace 10-12 volte al giorno: non diventerete ciechi, ma la vostra produttività sul lavoro rischia di risentirme.

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