venerdì 26 aprile 2013

Blantyre



L'aeroporto di Blantyre, la capitale commerciale del Malawi, vince il premio miniatura. In uno spazio poco più grande del mio appartamento c'è il controllo passaporto, la sicurezza e il nastro dei bagagli, che sembra quasi un giocattolo e più che fare girare le valige le fa cadere per terra con gran clamore.
Fuori dall'aeroporto non c'è quasi nessuno. A differenza che nelle altre grandi città africane, non c'è rumore e non c'è ressa. Ci sono un paio di tassisti abusivi che non insitono quando rifiuto il passaggio. Per il resto calma piatta. Il resto della città è uguale: Blantyre capitale dell'understatement.
La strada sale per delle colline piene di vegetazione e la macchina sorpassa varie biciclette stracariche di carbone, spinte a mano da uomini di cui si vede solo la schiena ricurva e tesa a causa dello sforzo. Si tratta di piccoli commercianti che vanno a comprare il carbone all'ingrosso e lo rivendono ai lati della strada. Secondo la legge la vendita di carbone è illegale, perchè cause deforestazione. Ma le leggi per essere applicabili devono anche essere realizzabili: senza carbone non si cucina e non c'è altra alternativa. La legge è stata seppellita nel cimitero delle leggi dimenticate.
Blantyre è una città misteriosa, perché sembra non esistere. Si può guidare per mezz'ora per le sue strade ma non si vede gente, né case. Dove si nascondano i suoi abitanti è un mistero. Ci sono molti alberi e poco traffico, senza dubbio è una delle più belle città dell'Africa subsahariana.
Quando riparto, dopo un paio di giorni, ripasso per l'aeroporto più piccolo del mondo. Il check in si fa con carta e penna e il gate delle partenze è una porta a vetri. Mentre cammino verso la scala dell'aereo, guardo il cielo blu macchiato da grandi nuvoloni bianchi: uno splendido cielo africano.

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