Oltre che essere una delle capitali europee della musica (ci sono poche tournées che non passano di qui), Zurigo è anche una delle capitali (ignorate) del cinema europeo. Non solo c'è una concentrazione di sale da capogiro in proporzione alla popolazione , ma si possono trovare film di tutto il mondo: dal cinepanettone italiano al film minore argentino, passando per l'Asia e l'Africa. Se uno può permettersi biglietti a 16 euro è una manna.
C'è però un piccolo segreto che bisogna sapere, e questo l'ho scoperto sulla mia pelle negli utlimi mesi: invitare qualcuno al cinema a Zurigo è cosa molto delicata. Al cinema non si va con chiunque, soprattuto non con chi si conosce da solo qualche mese. Ricevere una risposta positiva ad un invito al cinema è cosa rarissima, una specie di consacrazione dell'amicizia o di un amore eterno.
Abitutato ad andare al cinema da solo, con gli amici o con cani e porci, ho inizialmente invitato delle persone a venire al cinema con me. La reazione è stata sorprendente: gli occhi bassi, la voce imbarazzata, le mani portate ai capelli o alle orecchie in segni di nervosismo quasi avessi chiesto di partecipare ad un'orgia con cavalli, asini e cani superdotati. Il cinema, mi sono reso conto, non è luogo in cui si vada alla leggera, così tanto per vedere un film.
Con gli anni la cultura locale ha accettato che è possibile fare del sesso prima del matrimonio, ma andare al cinema proprio no! Per il cinema ci vuole l'anello al dito o almeno qualche documento attestante una sana e robusta convivenza. Non so esattamente perchè il cinema a Zurigo sia così sensibile, forse il fatto di sedersi uno a fianco all'altro nella semi-oscurità, circondati da persone che non si conoscono e quindi ispiranti diffidenza. O forse è il fatto di essere visti in pubblico con un essere dell'altro sesso, magari dalla vicina di casa, ex-agente segreto della Stasi.
Ed è così che il cinema per me è diventata attività autistica, solitaria, spazio di intimità con me stesso. In ogni caso, con i film deprimenti che vado a vedere io, forse è meglio andarci da soli per non deprimere anche gli altri.
domenica 20 maggio 2012
domenica 13 maggio 2012
La grande spiaggia
I mauritaniani sono un misto di popoli nomadici di origine araba, di neri subsahariani e di ex-schiavi liberati, che assomigliano fisicamente ai secondi e culturalmente ai primi. Ci sarebbe tutto per una bella esplosione etnica, ma per il momento - a parte qualche epurazione negli anni novanta - la pace sociale regge.
Il tempo a Nouackchott scorre più lento. La luce accecante, il calore del sole, l'aridità del panorama non possono che rallentare il ritmo della vita. Gli uomini camminano con passo cadenzato di zombie, avvolti nel loro boubou, la tunica tradizionale. Le donne - ingrassate a dovere grazie a dosi forzate di latte di cammella - hanno forme rotonde, a mala pena dissimulate da un triplice strato di veli. I loro visi, di un colore unico al mondo che si potrebbe descrivere come un marrone chiaro che tende al perlaceo, sono di una dolcezza e di una sensualità uniche.
Non c'è molto da fare a Nouackchott. L'alcool è proibito e si trova solo in posti frequentati da stranieri. La vita notturna è tra le più tranquille d'Africa (per non dire praticamente insesistente). La notte si può sentire il rumore di uno spillo che cade nella sabbia, oltre al fuoristrada del vicino che rientra a casa facendo i 180 sull'ultima chicane.
Le due sere che ho passato a Nouackchott mi sono sentito l'ospite d'onore. La prima cena, interminabile, era degna di un re medioevale: aragoste, pesce, agnello, altro pesce, pollo, carne. Sono tornato in albergo zigzagando. La seconda cena, in cui al mio tavolo hanno servito un agnello intero ripieno di couscous (al tavolo eravamo in tre e anche piuttosto magri), era accompaganta da un concerto della cantante più famosa della Mauritania, la Madonna locale. A piedi scalzi, con una voce che saliva alta le scale degli accordi della musica araba, ha cantato una canzone che faceva venire la pelle d'oca. Ero convinto che fosse una canzone d'amore, ma poi ho scoperto che parlava del Profeta.
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