Oltre che essere una delle capitali europee della musica (ci sono poche tournées che non passano di qui), Zurigo è anche una delle capitali (ignorate) del cinema europeo. Non solo c'è una concentrazione di sale da capogiro in proporzione alla popolazione , ma si possono trovare film di tutto il mondo: dal cinepanettone italiano al film minore argentino, passando per l'Asia e l'Africa. Se uno può permettersi biglietti a 16 euro è una manna.
C'è però un piccolo segreto che bisogna sapere, e questo l'ho scoperto sulla mia pelle negli utlimi mesi: invitare qualcuno al cinema a Zurigo è cosa molto delicata. Al cinema non si va con chiunque, soprattuto non con chi si conosce da solo qualche mese. Ricevere una risposta positiva ad un invito al cinema è cosa rarissima, una specie di consacrazione dell'amicizia o di un amore eterno.
Abitutato ad andare al cinema da solo, con gli amici o con cani e porci, ho inizialmente invitato delle persone a venire al cinema con me. La reazione è stata sorprendente: gli occhi bassi, la voce imbarazzata, le mani portate ai capelli o alle orecchie in segni di nervosismo quasi avessi chiesto di partecipare ad un'orgia con cavalli, asini e cani superdotati. Il cinema, mi sono reso conto, non è luogo in cui si vada alla leggera, così tanto per vedere un film.
Con gli anni la cultura locale ha accettato che è possibile fare del sesso prima del matrimonio, ma andare al cinema proprio no! Per il cinema ci vuole l'anello al dito o almeno qualche documento attestante una sana e robusta convivenza. Non so esattamente perchè il cinema a Zurigo sia così sensibile, forse il fatto di sedersi uno a fianco all'altro nella semi-oscurità, circondati da persone che non si conoscono e quindi ispiranti diffidenza. O forse è il fatto di essere visti in pubblico con un essere dell'altro sesso, magari dalla vicina di casa, ex-agente segreto della Stasi.
Ed è così che il cinema per me è diventata attività autistica, solitaria, spazio di intimità con me stesso. In ogni caso, con i film deprimenti che vado a vedere io, forse è meglio andarci da soli per non deprimere anche gli altri.
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