sabato 8 maggio 2010

Rio Cangrejal

Alle sei di mattina mi ritrovo sul molo di Utila con la faccia di un agnello mandato al macello in previsione del viaggio di ritorno. Contro la paura mia e di tutti gli altri passeggeri, il mare e' calmo e nessuno irrora i sacchetti di nylon con la colazione appena mangiata.
Arrivato sulla terra ferma prendo un taxi assieme a tre altri ragazzi, con l'idea di andare alla stazione dei bus e poi muovermi verso San Pedro Sula e avvicinarmi poi al Nicaragua. Parlando con una ragazza olandese che vuole andare a fare rafting nel Rio Cangrejal, mi dico che non ho voglia di farmi sei ore di bus. Scendo con lei presso una pensione che organizza escursioni verso il fiume e dieci minuti dopo ci ritroviamo sballottati in una scassatissima macchina 4x4 senza vetri che non supera i 30 chilometri l'ora e alza nuvoloni di polvere dietro di se'. Dopo dieci minuti ci lasciamo dietro la rumorosa e polverosa La Ceiba ed entriamo in una valle verdissima. Ci fermiamo nel Jungle Lodge, una struttura in legno che da' sulla vallata percosa dal torrente Cangrejal: qualche tavolo e qualche sedia, una stanza con dei letti e una ragazzina svedesi con capelli rasta fino al culo (sette anni di pazienza ci spiega) che ci accoglie.
La ragazza con cui sono arrivato e' invece olandese, si chiama Eveline, alias Chiquin, ha 22 anni, studia arte ed e' in giro da tre mesi per l'America Centrale. Diventiamo all'istante dei grandi esperti di rafting, sotto la guida di Darwin, il nostro nuovo guru, che ci addobba come degli alberi di Natale: casco in testa, giubbotto salvagente e remo. Impariamo ad obbedire come degli automi ai comandi "paddle" (remare in avanti), "back paddle" (remare indietro), "right back" (io spingo in avanti e lei indietro) e "left back" (il contrario). In breve ci ritroviamo a scendere per il torrente completamente bagnati e sballottato contro le rocce. Alla prima ripida ce la facciamo sotto di fifa, mentre verso la fine ci sembra una roba da principianti anche la ripida piu' difficile (categoria 4 per chi ci capisce qualcosa).
Il pomeriggio, dopo esserci asciugati, decidiamo di fare una camminata di un paio d'ore verso una cascata nel mezzo della foresta, attraversando il rio su un ponte sospeso gentilemente costruito da UsAid, l'agenzia di cooperazione del governo americano. Alla fine del giro la mia camicia sara' madida come se l'avessi immersa in un secchio d'acqua. Sulla strada verso il lodge, la mia compagna di avvenbture Chiquin mi spiega che la favola di Cappuccetto Rosso - su cui ha scritto una ricerca - e' molto diversa da paese in paese e ha avuto molte evoluzioni nel corso del tempo. In alcune versioni Cappuccetto Rosso si tromba il lupo che le da' da mangiare pezzi della nonna. Secondo la sua teoria, le differenti varianti della storia sono indicative delle specificita´ della societa' in cui la versione viene sviluppata. Non andro' mai piu' da solo nella foresta.

La mattina dopo e' dedicata al cazzeggio: una nuotata nel rio, qualche partita a carte ad un gioco che si chiama "shitface" (faccia di merda) in cui mi scopro improvvisamente un genio (sara' un caso?). Ci muoviamo verso La Ceiba, dove questa sera dovrebbe iniziare la festa piu' importante dell'anno, una specie di carnevale che dovrebbe culminare il 15 di maggio. Verso le sette di pomeriggio ci sara' l'incoronazione della regina nella piazza centrale, ma per il momento in strada c'e' solo molta gente che fa acquisti alla solita velocita' rallentata di ogni buon honduregno. Mi sa che aspetteremo la regina giocando a carte.
Facciadimerda

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