lunedì 2 maggio 2011

L'ideologia della lentezza

Che cosa si nasconde dietro l'ostentata, minuziosa, perfezione del modello svizzero ? Quale oscura colpa primigenia permette di pagare solo il 10% di tasse? Quale putrido scheletro nell'armadio è stato mascherato così bene dalla linda precisione elvetica?
Queste domande mi sono posto negli ultimi mesi semza tuttavia riuscire a trovare una risposta adeguata. Non il segreto bancario (ormai superato senza troppi ingombri, non solo dalle isole Cayman, ma addirittura dal Lussemburgo), né oscuri e improbabili complotti dietrologici. No, il vero lato oscuro della forza è un altro, strisciante e insinuante eppure così evidente. Forse troppo evidente per rendersene conto a prima vista. La vera ombra della Svizzera è la lentezza.
I tram sono il fiore all'occhiello di Zurigo: puliti, nuovi, ubiqui. Senza eccezione devono essere i tram più lenti dell'universo. Perché qui non è importante arrivare prima, qui l'importante è arrivare puntuali. E quindi capita (e anche abbastanza spesso) che se prendi un tram la domenica mattina presto, questo si arresta alla fermata anche se non c'è nessuno in attesa e nessuno che scende. E poi rimane fermo in attesa come di un evento previsibile che però non si manifesta. E poi riparte, fino a fermarsi poi di nuovo e attendere ancora un po': si aspetta che il monitor a fianco del conducente in cui sono segnati gli orari con tanto di secondi, indichi che è giunto il momento di partire.
Ma la lentezza non è sono appannaggio dei mezzi di trasporto (e delle macchine non parlo neanche, ma basti citare che non esiste tratto di strada senza l'autovelox di rito), la lentezza c'è anche al supermercato. In Italia andare al supermercato sembra uno sport olimpionico. Ci sono famiglie che si organizzano come se fossero membri di una forza d'assalto dell'esercito americano: uno va a prendere il biglietto del banco dei salumi, un altro corre alla frutta e verdura, un altro si occupa dei detersivi. E poi alla cassa è una catena di montaggio.
In Svizzera sembra di essere in una casa di riposo. Appena lo svizzero entra in un supermercato entra in una fase di rincoglionimento istantaneo e acuto: cammina come uno zombie, si attarda per corsie dove è chiaro non comprerà nulla, legge le etichette anche della carta igienica (che non si sa mai). Ma il meglio di sé lo dà alla cassa: dopo aver messo pazientemente (leggi molto lentamente) i suoi acquisti sul ripiano, guarda la cassiera passare oggetto per oggetto sul lettore di codici a barre, senza muoversi, quasi incantato dai gesti veloci (ma non troppo) della donna. Poi quando il totale è servito, presenta la sua carta-coop e infine paga, generalmente con il bancomat che si ricorda all'ultimo istante di aver lasciato in fondo ad una borsa gigantesca. E' solo dopo questa lunga trafila che inizia ad inserire gli oggetti ormai suoi in uno o più sacchetti (generalmente di tela e generalmente estratti da una tasca o dalla borsa gigantesca).
Più volte ho tentato di mostrare il buon esempio imbustando la spesa mentre la cassiera (piuttosto stupefatta dall'invenzione) passava gli oggetti sul lettore di codice a barre. Ma la mia invenzione non sembra avere attecchito. Deve essere apparsa troppo veloce e quindi troppo pericolosa.

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