sabato 7 maggio 2011

Predicare pallido e assorto

Era da quasi un anno che non sentivo un farneticare mistico di quel livello. L'ultimo che mi viene in mente risale al Nicaragua, su un bus che mi stava portando tra scosse micidiali e un caldo infernale verso Juigalpa. La donna che mi stava urlando in faccia parlava di Dio, di peccati, di punizioni atroci e del flagello della droga (che non si sa perché spunta sempre fuori). Poi ha distribuito dei volantini di una chiesa evangelica e si è messa a vendere dentifrici con ottimi risultati (il senso di colpa è legato a doppio filo con il portafoglio).
Il delirio mistico di Zurigo è stato meno commerciale, ma non meno violento. Anche qui una donna, segno che l'emancipazione si diffonde in tutte le direzioni. Il discorso all'apparenza articolato non aveva alcun senso logico, ma il suo inglese condito da un accento asiatico era molto affascinante. E' salita su una panchina e si è messa a predicare tra la gente che si era riversata in riva al lago per catturare gli ultimi raggi di sole del venerdì pomeriggio, accatastati gli uni sugli altri come un gruppo di iguane marine, qualcuno anche brandendo degli enormi würstel come fossero delle spade. Poco lontano un emule di Jimi Hendrix suonava una chitarra elettrica: da Woodstock alla Borsa di Zurigo il passo è breve.
Io ero assorto in pensieri vari e assortiti, di cui quasi nessuno molto coerente e praticamente tutti molto pieni di una certa delusione quasi stantìa. Ogni tanto guardavo la donna che continuava la sua invettiva contro il marcio dei governi, sbracciandosi in favore della Salvezza e della Parola. Qualche passante gridava un Halleluja senza fermarsi e senza riuscire a fermarla.
Mi piace guardare la gente, osservarla camminare, parlare al cellulare, prendere il tram o stare sdraiata in riva al lago. Trovo l'umanità sconosciuta e casuale più intrigantedi quella più conosciuta e usuale. E così mi sono messo ad osservare un gruppo di ragazzetti vestiti da fighetti che stava proprio vicino alla predicatrice. E tra questi c'era un ragazzetto più fighetto degli altri, con i capelli tagliati di recente e una camicia di un bianco quasi artificiale, sbottonata proprio al punto giusto. E aveva degli occhiali neri e stava fumando una sigaretta ccon molta intensità ed è perfettamente cosciente che il gesto che sta facendo ha una valenza plastica che supera il valore della sigaretta stessa: era la descrizione pura del senso di superiorità.
A fianco al ragazzetto c'era una ragazza piuttosto carina. Una di quelle rare ragazze che non sono pienamente coscienti della propria bellezza. C'era qualcosa di insicuro in lei e guardava il ragazzetto con certi occhi in cui si mischiava un'indiscussa ammirazione a un desiderio di complicità represso.
Non so se lui se ne fosse accorto, forse troppo concentrato sulla perfezione del suo gesto di esperto fumatore per avere sufficiente interesse per lei. Comunque ad un certo punto il ragazzetto ha iniziato a prendere in giro la predicatrice, dicendole cose che non ho capito bene (ero un po' troppo distante o forse la mia sordità sta crescendo). La donna ha continuato la sua predica ed il gruppetto, già un po' alticcio e galvanizzato dall'effetto-branco, ha iniziato a gridarle contro e a ridere e a fare gesti e in tutti quei gesti c'era così tanta arroganza che non veniva alcuno dubbio che nessuno di loro si vergognava di essa o di sé. Alcuni se ne sono andati urlandole dietro ta gueule e non ho capito se fossero francesi oppure se usassero una delle tante espressioni che gli svizzeri tedeschi prendono in prestito da altre lingue, come sorry sorry o merci.
La donna ha continuato l'orazione, anche se con meno passione. Essere insultati non deve essere piacevole neanche se te ne freghi dell'opinione che gli altri hanno di te. Poi si è spostata ed è venuta vicino a me, mettendosi dietro a due ragazze che mangiavano da un contenitore di plastica tenendo un cane piccolo e ricciuto al guinzaglio. E ha ripreso a parlare. E anche qui una delle due ragazze si è girata e le ha urlato ta gueule e poi ha riso, non so se per imbarazzo o per fierezza e i nostri occhi si sono incrociati per una frazione di secondo e lì ho capito che era più la fierezza che l'imbarazzo, anche se sembrava chiedere inconsciamente la mia approvazione.
Ho distolto gli occhi dai suoi, ho preso la mia giacca e mi sono incamminato lentamente verso la fermata del tram numero 2, direzione Farbhof.

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