domenica 26 settembre 2010

Saudade



Sono piú di cinque mesi che sto viaggiando da solo. Sono quasi dieci anni che vivo in giro per ilmondo, prevalentemente da solo: niente ancore, poche radici. Il senso di libertá che questa vita ti dá é ineguagliabile, assolutamente unico: rispondere solo a se stessi, meno vincoli, pochi obblighi. E´una libertá che ha i suoi costi, uno dei quali si chiama solitudine, in portoghese saudade. Non c´é solo la solitudine bucolica della montagna piú alta o dell´isola in mezzo al mare. C´é anche e soprattutto la solitudine pesante, quella non sollecitata, la solitudine troppo ruomorosa di Bohumil Hrabal. Ci sono momenti in cui il prezzo sembra troppo alto e si darebbe qualsiasi cosa perché il sedile a fianco non sia riempito solo dal proprio zaino (o peggio dall´ubriaco di turno) o perché il proprietario della pousada non ti chieda con aria perplessa você viaja sozinho?
Questa sera, nel buio di São Jose, in un´oscuritá interrotta solo da qualche candela, mi sono sentito chiamare ¨eroe¨. Era un po´ che non succedeva. Di solito mi si chiama cosí per il lavoro che faccio (che di eroico ha poco o niente), ma questa volta semplicemente per attraversare l´America Latina con mezzi pubblici, da solo.
Era una conversaizone rubata con la finta scusa di chiedere informazioni, ma con la speranza che la semplice domanda si trasformasse in dialogo. Non importa che le stesse cose vengano dette e ripetute, né che la persona se ne vada dopo mezz´ora. In questo buio africano, dopo ventidue ore di viaggio e tre di scomodo sonno, la sola cosa che puó attutire il senso di vuoto che ho dentro sono delle parole, qualsiasi cosa vogliano dire. Sentirle riscalda come un termosifone in inverno.

L´indomani é un altro giorno, questo é certo, ma non é detto che sia migliore. Oggi sembra di no, almeno a giudicare dal fatto che mi ritrovo in una strada sterrata, completamente avvolto da polvere ogni volta che passa - senza rallentare - una macchina. Il sole é bollente e in lontananza si vede il fumo dei fuochi spontanei che si accendono a causa della siccitá estrema. Sono alla ricerca di un posto che si chiama ¨vale da lua¨ (valle della luna) ma che non riesco a trovare. Due mesi fa avrei girato le campagne con il mio zaino e il cappello da esploratore, ma oggi no. Oggi dico basta. Abbattuto dalle distanze e dalla difficoltá di vivere zaino in spalla getto ufficialmente la spugna.
Quando il viaggio fai-da-te fallisce, non c´é altro modo che contattare Alpitour. A São Jose Alpitour si chiama Jose (strana coincidenza), che con una macchina che ha visto giorni migliori e per un prezzo piú vicino ai suoi interessi che ai miei, accetta di farmi fare un giro per i dintorni (ma non nel parco Vereadores, perché chiuso causa incendi). Alpitour mi porta alla valle della luna, dove un torrente ha scavato la roccia creando contorti ghirigori. Il posto é bello e si puó fare il bagno nel torrente. La seconda tappa é una cascata nel mezzo di montagne aride. Per arrivarci passiamo per una strada con fuoco a destra e fuoco a sinistra, con qualche pompiere intento nel titanico tentativo di arginare il diluvio di fiamme. La cascata forma una piscina naturale, l´acqua é gelida. In giro c´é poca gente. Nei lunedí di bassa stagione solo gente come me viene qui.
La terza tappa, fuori programma, é un meccanico di Alto Paraiso, che salda come puó la marmitta che si era staccata prendendo una buca. Sulla strada del ritorno, per tentare di vedere qualcosa nel mezzo della polvere, Alpitour attiva i tergicristalli, ma la leva gli resta in mano, con tempismo perfettamente fantozziano.
Vinicius

1 commento:

  1. Invece è un bel post, e le sensazioni sono rese bene, a colori molto vividi. Cmq la tua solitudine come ricerca di una libertà prima di tutto interiore, la capisco fortissimamaente, mi aderisce come una seconda pelle,e la vivo anche io, ogni giorno. Abbraccio

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