domenica 2 maggio 2010

Verso Utila

Secondo l'orario, due bus dovevano partire da Copan per San Pedro Sula, uno alle sette e uno alle sei. Il bus parte invece alle sei e mezza ed arriva quattro ore dopo in una stazione dei bus strapiena di gente. E' il primo maggio e la gente si muove per fare la gita fuori porta o andare a trovare la famiglia. Per riuscire ad arrivare in tempo a La ceiba e prendere la barca per l'isola di Utila, decido di prendere un bus di extra-lusso, al triplo del prezzo normale. Fuori ci sono 35 gradi e nel bus mi danno una copertina di lana per proteggermi dall'aria condizionata. Non basterebbe abbassarla un po'? Sul video passano immagini di cantanti degli anni ottanta di cui i migliori sono i Village People che cantano YMCA vestiti da poliziotto, indiano, operaio e cow boy. Poi inizia un film su un uomo che diventa invisibile e anche cattivissimo e vuole uccidere tutti, ma viene ucciso lui stesso dai due superstiti, uno dei quali ha uno squarcio nella pancia.
All'imbarcadero per Utila aspettano una cinquantina di persone in ciabatte e con zaino al seguito. La barca e' un po' scrostata ed inizia subito a muoversi paurosamente in tutti i sensi, con le onde che spazzano la prua. L'australiana seduta a fianco a me mi tranquillizza dicendomi che bisogna iniziare ad avere paura solo quando il capitano inizia ad innervosirsi. Il problema e' che il capitano ha la faccia di uno che non si e' mai incazzato in vita sua.
Dopo poco tempo la gente inizia ad avere mal di mare, ovviamente me incluso, nonostante il rimedio ayurvedico comprato un paio d'anni fa (due braccialetti che mettono pressione a livello del polso). Un signore addetto al vomito inizia a distribuire sacchetti un po' a tutti. L'amica dell'australiana inizia a canticchiare una canzone e a masticare una caramella. Sembra che il metodo funzioni e ci ritroviamo a cantare "I will survive" ad alta voce. La barca si ferma due secondi prima che il sacchetto del vomito mi sia necessario. Quando metto i piedi a terra tutto gira vorticosamente.
Utila e' un'isola caraibica molto diversa dal resto dell'Honduras. La popolazione parla un inglese biascicato incomprensibile, e' fanatica di baseball e non ha mai saputo cosa sia lo stress. Tutto funziona al rallentatore e anche se non funziona non ci sono grossi problemi. La signora che mi da' la stanza sembra il prototipo dell'abitante di Utila, la donna senza fretta. Scopro che sua figlia vive in Italia, a Bassano del Grappa. Spero riesca a vivere allo stesso modo nel nordest produttivo.
Slow motion

2 commenti:

  1. Secondo l'orario, la prima sveglia era alle 7.45, quella del telefonino. Al terzo tentativo della medesima chiamo inavvertitamente mio zio nel tentativo di spegnerla. Sveglio lui senza accorgermene, ma almeno io continuo a dormire. Alle 8.00 in punto parte la radiosveglia, percepisco un ronzio di notiziario e il mio istinto di sopravvivenza incredibilmente funziona, portando il mio braccio inconsapevole e pesante sul tasto snooze. Mi giro dall'altra parte e continuo imperterrito a dormire. Ripeto l'operazione un paio di volte, finchè alle 8.15 parte quella stronza della terza sveglia che invece ha una suoneria che suona come la sirena antiaerea dei film in bianco e nero. Eroico combatto con contro i lacci insaziabili dell'oblio che mi costringono a terra in un mare ovattato di comodissima ergonomica ovatta. Non sono ancora convinto di quale sarà il mio destino, perennemente indeciso tra il peso delle spalle e quel timido spiraglio di luce. Con gesto audace e coraggioso puntello le palpebre e apro gli occhi alla luce. Per un momento mi immedesimo in HAL 9000 che entra nel sole e penso che lì fuori c'è un mondo meraviglioso. Sono le 8.25 e sono stremato, ho già fatto un sacco di moto e visto cose che a noi umani normalmente sono precluse. Pioggia d'aprile sul nordest produttivo. Alle 8.45 ancora non ho capito chi ha messo su il caffè, ma l'aroma fa il suo e mi riapproprio del senso dell'olfatto. Giusto in tempo per la prima sigaretta, che mi ridona il torpore necessario ad affrontare la giornata.
    Sono le 9.30 passate, ed entro in ufficio poco convinto.
    Alle 11 faccio la prima pausa, vediamo dov'è finito il Bru. Mamma Orsa nel frattempo mi ha proposto in anteprima croccanti frittelle di fiori d'acacia. La giornata nonostante la pioggia accenna timida qualche spunto d'interesse.
    No motion

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  2. ...e' na guera...ma un giorno ce la farai

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