domenica 18 aprile 2010

Verso Flores

A differenza del Messico, dove i trasporti terrestri sono molto sviluppati e sia turisti che messicani (ricchi e poveri) prendono gli stessi bus per andare nelle stesse destinazioni, in Guatemala non e' cosi'. Per chi non parta da Guatemala City, la sola alternativa sono quasi sempre i minibus-sardina. In parallelo si e' invece sviluppata una rete de trasporti che sono offerti solo ai turisti. Il vantaggio e' un minimo di spazio in piu', lo svantaggio e' il prezzo doppio e l'impressione di essere come delle mucche all'alpeggio: un giorno ti portano su, quello dopo ti portano giu'.
Facendo un enorme errore di valutazione tra i pro e i contro, ho deciso di muovermi da Coban verso Flores con un minibus turistico. Sono stato prelevato alle dieci di mattina dal mio hostal e portato in una specie di centro di smistamento turisti, in un piazzale un po' sassoso e un po' erboso, pieno di rifiuti. Sui pochi spazi erbosi, si erano stesi dei ragazzi mezzo rincoglioniti dalla sbronza della sera prima, mentre tutto attorno brulicava un'umanita' con indosso infradito, bermuda, piercing in ogni anfratto cartilaginoso, tatuaggi, occhiali da sole, capelli rasta, bottiglie di birra in mano. Tutti ad aspettare indolenti, probabilmente senza aver fatto un giro dietro l'angolo a vedere la piazza e la chiesa. Nell'insiemeun'immagine di decadenza post-ideologica. Detta in altri termini, un mucchio di imbecilli.
A peggiorare le cose, scopro con orrore che piu' della meta' dei viaggiatori del mio minibus sono degli israeliani, i peggiori compagni di viaggio che uno possa aspettarsi: rumorosi, incazzerecci e maleducati. Nel loro gruppo c'e' anche una bavarese che e' seduta a fianco a me (con cui faccio il minimo di conversazione per non apparire piu' stronzo di quello che sono) e un ragazzino canadese con chitarra al seguito che sembra affascinato dall'appartenenza al branco e sta imparando qualche parola di ebraico. Tra i vari aneddoti un po' annebbiati dal mezzo litro di birra mattutina, sta facendo un resoconto della sua unica esperienza in "chicken bus", ovvero il bus per locali, descrivendolo come se fosse l'anticamera dell'inferno a cui lui solo e' sopravvissuto.
Alla prima sosta, gli israeliani si fiondano fuori dal pullmino e - invece di aspettare un paio di minuti che si liberi il bagno - si mettono a pisciare come degli idranti a fianco del ristorante dove si doveva mangiare. Felici per essersi svuotati, si accalcano attorno al bancone cercando di ordinare saltando la fila. Quando e' il momento di risalire sul minibus, la meta' e' scomparsa e quando riappaiono si incazzano con l'autista perche' mette troppa fretta. "Abbiamo pagato" gli dicono, facendogli segno di tacere. Mi chiedo quale processo antropologico sia riuscito a trasformare l'elite intellettuale del mondo in un branco di deficienti ottusi ed arroganti.
Il viaggio continua in un caldo soffocante. La meta si avvicina, ma invece di sbarcare a Flores e farsi ognuno gli affari suoi, veniamo incanalati in una procedura di smistamento bovini. Prima tappa e' il bancomat: tutti vengono invitati a ritirare i soldi perche' a Florse non ci sono sportelli aperti (falso). Seconda tappa i tour per Tikal, il sito maya piu' famoso del Guatemala e la ragione per cui siamo tutti qui. Infine, l'albergo. Come una mandria di ritorno dal pascolo, si gettano tutti sull'albergo indicato dall'autista, strappandosi l'un l'altro le chiavi che erano appoggiate sul banco come se fossero l'unica via di salvezza nel mezzo di un incendio. Nessuno pensa che in citta' ci sono altri alberghi, magari piu' belli, o meno pieni o in un posto migliore. Mi faccio dare il mio zaino, fermo un tuc tuc e me ne vado in cerca del posto piu' lontano possibile, trovandolo.
Snobbish traveler

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