sabato 30 ottobre 2010

Buenos Aires

Buenos Aires é una Parigi in cui si mangia italiano e si parla spagnolo. Qui siamo in Europa, l'America Latina é lontana, marginale, periferica. Questo é il centro del mondo, o meglio un ritaglio di mondo antico nel pieno del mondo nuovo.
Dopo mesi di almuerzos nei "ristoranti" piú improbabili, vedere tanta abbondanza di caffé, locali, menu, design é un piccolo shock culturale. Come un vero campagnolo incollo il naso alle vetrine, fisso la gente per strada, mi schiaffeggio per essere sicuro di quello che vedo. La Paz é un ricordo.
Gli argentini sono argentini, quasi tutti li odiano, ma a me piacciono. Mi fa tenerezza la loro retorica molto italiana (si parla per il gusto di sentirsi parlare), il loro senso di superioritá innato, l'accento, le parole che esistono solo qui (laburar invece di trabajar, fiaca invece di pereza, boliche invece di discoteca). La medaglia d'oro per la migliore espressione va alla frase "soy Gardel con una guitara electrica".
Vicino a Plaza de Mayo, la piazza centrale dove le madri dei desaparecidos hanno lottato per decenni contro l'impunitá ed il silenzio, c'é una chiesa che nel frontespizio ha quattro statue. C'é San Francesco in posizione principale e sotto di lui ci sono Dante Alighieri, Giotto e Cristoforo Colombo (!). Ma il cuore dell'italianitá é La Boca, il quartiere costruito dagli immigrati italiani all'inizio del ventesimo secolo.
E' mercoledí, ma non c'é nessuno per strada. Oggi é giorno di censo e - per un'organizzazione assurda - tutto é chiuso per legge. La gente deve stare a casa ad aspettare di essere censita (anch'io, nell'ostello, sono stato debitamente contato). Non c'é un ristorante aperto, non un negozio. Chi - come me - sta girando la cittá, dovrá aspettare le otto di sera per mangiare. La Boca é un quartiere popolare, senza molti fronzoli, e forse per questo molto vero. La Bomboniera, lo stadio del Boca Juniors, é una presenza costrante, anche quando é vuota. Per strada si respira calcio, unica attivitá di questa giornata di paro.
Quando torno verso il centro, la Casa Rosada, il Palazzo Presidenziale, é circondata da polizia. Il bandierone che sventola sul retro é a mezz'asta. E' morto Kirchner, l'ex-Presidente, marito dell'attuale Presidenta. La gente aspetta il turno per entrare nella camera ardente con dei fiori. La strada d'accesso é bloccata al traffico e varie persone stanno camminando verso la piazza. Si forma una coda. C'é un venditore di hot dogs che sta facendo affari. Appare un venditore di bandiere: una bandiera dieci pesos. Arrivano anche venditrici ambulanti di fiori: rose e garofani (Kirchner era peronista-socialista). Le strade laterali sono piene di furgoni di televisioni locali con generatori che fanno un rumore bestiale. I gornalisti si pettinano, si guardano allo specchio, si sistemano la giacca. I cameramen - come sempre - hanno l'ara annoiata di chi ha visto di tutto e non vede l'ora di poter andare a farsi una birra in santa pace.
Il giorno dopo la pìazza deborda di gente. Una fiumana umana si incammina lentamente verso la camera ardente. Ci sono striscioni "fuerza Cristina", un pupazzo gigante con la faccia della Presidenta, cartelli che dicono "Nestor, Evita e Perón juntos en el cielo". Mancano solo il bue e l'asinello. La folla rumoreggia. Partono cori da stadio, sventolano bandiere. Uno schermo gigante mostra le immagini della camera ardente: la gente entra, alcuni urlano frasi di sostegno alla Presidenta, altri fanno dei piccoli discorsi: pugni alzati o mani che mandano baci alla bara.
La sera, nel Puerto Madero, il quartiere chic che ha preso il posto dei vecchi docks del porto, Nestor Kirchner é giá dimenticato. La gente riempie i ristoranti, quintali di carne stanno cuocendo sulla brace (la carne argentina ha ritardato di almeno dieci anni al mia decisione di diventare vegetariano). Dopo cena si beve e dopo ancora si balla. L'Asia Cuba é the place to be. La musica é disco-techno, la pista ci mette un po' a riempirsi, ma quando il DJ mette i grandi classici tutti iniziano a dimenarsi, nel fumo illuminato da luci stroboscopiche. Tutte le discoteche del mondo sono uguali e in tutte c'é la stessa musica. Niente salsa, niente merengue. Questa é Londra non Cali.
Gaucho

1 commento:

  1. Ciao, chissà se ancora aggiorni il tuo blog.
    Ti scrivo per chiederti se posso "rubarti" le prime 3 righe di questo scritto, ho letto molto su Buenos Aires e l'Argentina, ma le tre righe iniziali con cui descrivo Buenos Aires le trovo particolarmente "adatte allo scopo", che nello specifico è inserire una citazione nelle pagine del mio catalogo di viaggi (dedicati ad Argentina e Cile) in cui presento la città di Buenos Aires. Se la cosa è possibile, e posso "rubarti" queste 3 riche, dimmi come desideri, nel caso, essere citato. Francesco.vitali@latitudpatagonia.it

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