mercoledì 21 luglio 2010

Galapagos 1

Preludio
La prima immagine delle isole Galapagos e' la peggior scena di turismo di massa, quasi peggio di Pukhet in Thailandia. Due aerei arrivano allo stesso momento ed il minuscolo aeroporto e' stracolmo di zaini Deuter, Lowe Alpine, North Face, di giubbotti Columbia, Quechua, Salewa, di scarpe da trekking Salomon, Merrell o Tecnica (e di tutte le combinazioni possibili tra marche ed oggetti). Si parla quasi solo inglese ed alcuni turisti indossano le stesse magliette per riconoscersi meglio, con l'inevitabile "adventure" stampata a caratteri cubitali sul petto, forse la parola piu' abusata al mondo assieme a "ecologico", "diritti umani" e "democrazia". Presi i bagagli sembra di essere in un centro di pesca sportiva, dove i turisti sono le trote e le agenzie turistiche i pescatori. Con un po' di difficolta' trovo il mio gruppo, che per mia enorme gioia e' composto quasi esclusivamente da svizzeri tedeschi, notoriamente il popolo piu' socievole e divertente del mondo. In compenso la barca e' piu' lussuosa di quello che pensassi (c'e' anche l'acqua calda in bagno).
Giorno 1
Nel mezzo del Pacifico, ancorati a fianco ad una delle meraviglie naturali del mondo, nel posto dove Darwin passo' cinque settimane sviluppando la teoria dell'evoluzione, trentadue occhi sono incollati ad una televisione: 11 luglio 2010, ore 12.30 locali, sembra ci siano poche cose al mondo piu' importanti di una finale di Coppa del Mondo. La participazione dei presenti non e' particolarmente calorosa (come si dira' "calidez" o "pasion" in Switzerdutch?) e i commenti scarsi e poco divertenti. Quando l'arbitro soffia tre volte nel fischietto argentato si conclude il mondiale che vissuto nel maggior numero di luoghi: ristoranti, bar, negozi, aeroporti, alberghi, stazioni dei bus e ora anche una barca a motore. Si spengono i riflettori e - come ogni volta (da Wimbledon alle Olimpiadi) - mi pento di tanto tempo sprecato a guardare uno schermo, ma gia' impaziente di ricominciare di nuovo.
Passato l'effetto ipnosi sbarchiamno a Santa Cruz, dove siamo accolti da centinia di enormi granchi rossi e da iguane marine che esistono solo alle Galapagos (un probabile adattamento di iguane terrestri arrivate qui su tronchi di legno dalla costa migliaia di anni fa). La spiaggia e' piena di nidi di tartarughe marine per cui e' la preferita dagli uccelli che sperano di fare colazione, senza successo per il momento.
Giorno 2
Alle 4 di mattina i motori della barca mi rombano nelle orecchie. Il colpo di grazie al sonno lo da' Washington, la nostra guida, facendo il verso del gallo al microfono. Dopo una colazione da Shrek (riflesso del viaggiatore morto di fame che mangia piu' che puo', sprattutto quando e' gratis) sbarchiamo a South Plaza, un isolotto lungo un chilometro e largo poche centinia di metri.
All'arrivo del gommone un gruppo di leoni marini si occpa dello spettacolo d'accoglienza: giravolte, emersioni, immersioni, nuotate sotto il gommone. Sull'isla, invece, i leoni marini domono. Sdraiati mollemente sulle rocce, le pinne contro il corpo grasso e lucente, gli occhi socchiusi. Ogni tanto si si stirano o si grattano. Alcuni si mettono in posa per la foto e fanno gli occhioni dolci (il he e' molto facile perche' e' il solo sguardo che sanno fare, assieme a quello assonnato). Ad un paio di metri dal sentiero un piccolo protesta mordendo la pancia della madre perche' vuole piu' latte. Lei si gira dall'altro lato per dargli l'altra mammella (ne ha quattro).
Se non si fa attenzione, oltre ad inciampre nei leoni marni, si rischia di calpestare un'iguana di terra. I maschi sono gialli e piu' grossi e sono molto territoriali: proteggono delle piante di cactus da cui cadono dei frutti che loro fanno rotolare per togliere le spine e che poi mangiano. Durante la stagione secca questi frutti sono la sola fonte d'acqua dolce. L'iguana maschio nel cui territorio ci sono piu' cactus avra' quindi piu' femmine. Ogni parallellismo con l'homo (e doña) sapiens sapiens e' superfluo.
Nel pomeriggio ho indossato per la prima volta una muta da sub. Ha funzionato un 50% perche' sono comunque morto di freddo. Poco importa, nuotare assieme ai leoni marini non ha prezzo. Goffi al limite del ridicolo quando sono a terra (sembrano dei grossi lumaconi informi o dei barbapapa' marroni) diventano supersnodati e acrobatici in acqua. Hanno anch un certo senso dell'umorismo e ti prendono in giro appena ti avvicini, venendoti incontro a velocita' folle per poi virare a destra, sinistra o in basso quando sono ad un centimetro dal tuo naso. Poi ritornano e si mettono a nuotare a pancia al'aria aspettado che io mi muova. Quando faccio un cenno ripartono zigzagando avvitandosi come piloti acrobatici. Mi girano attorno quasi sfiorandomi e poi scompaiono per poi rimettere la testa fuori dall'acqua e riprendere il ballo.
Giorno 3
L'isola di Española e' la casa di iguane marine che aspettano il sole mettendosi l'una sll'altra in un groviglio di zampe, code, teste. Questa posizione orgesca serve a scaldarsi meglio. Il loro corpo e' un motore diesel che funziona bene solo quando e' abbastanza caldo.
Sul sentiero che segue la costa rocciosa un uccello dalle zampe blu (Booby in inglese, in italiano penso si chiami Sula) cova un uovo. Gli passo davanti a pochi centimetri di distanza, ma lui non si muove. Come altri animali delle Galapagos non ha paura perche' quando sono sulla terraferma non hanno praticamente predatori. Qui non c'e' stato un vero bisogno di sviluppare il sentimento di paura. L'animale-uomo l'ha sviluppato in tutte le sue possibili forme in un momento in cui ce n'era la necessita' ed ora se lo ritrova appiccicato addosso come un'inutile e fastidiosa eredita' istiniva.
Ad Española c'e' anche "l'aeroporto degli albatross" che hanno bisogno di correnti dinamiche per decollare con le loro enormi ali di due metri e mezzo. Le coppie sono monogame. Ogni anno si separno per poi ritrovarsi sulla stessa spiaggia per la riproduzione. Si riconoscono l'uno l'altro per una "danza" fatta di movimenti buffi del collo, mordicchiamenti e una specie di gara di scherma usando il becco com spada. Anche gli albatross non temono l'uomo e posano davanti alle macchine fotogrfiche come fossero attori pofessionisti. Uno, molto gentile, ci fa vedere orgoglioso il suo uovo, mentre una coppia li' vicino da' da mangiare al piccolo che introduce il becco in quello della madre (o del padre) per farle rigurgitare i pesci che ha pescato per lui.
Nonostante il grande numero di uccelli diversi che vivono sull'isola non c'e' competizione: una speci pesca vicino, l'altra al largo, un'altra a centnaia di miglia di distanza. Una specie nidifica salla roccia, un'altra nei cespugli, un'altra nella falesia (stupenda vista sul mare, i piu' intelligenti). Sembra una societa' utopica.
Nelle acque vicino ad Española facciamo di nuovo snorkeling tra i leoni marini supereccitati (tranne uno timido e riflessivo con cui faccio amicizia). Sul fondo, volando lentamente nell'acqua ci sono delle razze nere con dei puntinibianchi. Piu' in la' centinaia di pesci argentati si muovono all'unisono, come in Nemo. Sotto una roccia c'e' un pesce bianco. Quando si sveglia e fa un giro scopro che e' uno squalo dala pinna biancha: due metri e mezzo un po' insonnolito.
...to be continued...

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