venerdì 23 luglio 2010

Galapagos 3

Giorno 6
La spiaggia dell'isola di Rabida e' rossa. Un leone marino sta dormendo in attesa che esca il sole. Vedere leoni marini sta diventando un'abitudine. E' incredibile con quanta rapidita' si possa sviluppare assuefazione. In economia si chiama "beneficio marginale decrescente": ogni bene in piu' che ottieni ti da' una soddisfazione minore del precedente. Noi esseri umani siamo animali davvero strani e incontentabili. Non solo vogliamo piu' di quello che e' necessario, ma poi siamo progressivamente meno contenti quando lo otteniamo.
Nel pomeriggio ci spostiamo verso un'isoletta che si chiama "Cappello Cinese", un vulcano dal cono piuttosto ribassato. Di fronte c'e' Santiago, un'unica colata lavica solidificata di recente, ancora quasi tutta completamente nera. I licheni non hanno ancora avuto il tempo di attaccare la roccia e solo in una piccola parte dell'isola riescono a crescere dei cactus creando un set da film western.
Nell'acqua cristallina tra le due isole sono spettatore in diretta del pranzo tardivo di un'iguana marina che nuota con la coda verso la roccia coperta di alghe a cui si aggrappa con le zampe e le unghie, mentre un pesce colorato le gira attorno cercando anche lui da mangiare.
Poco dopo, tornando alla barca con il gommone, assisto ad una lite interrazziale tra un leone marino troppo invadente e tre bisbetici pinguini che manifestano a beccate il loro disappunto per la violazione della loro privacy. Dopo il battibecco si gettano tutti in acqua, ognuno per la sua strada (si fa per dire).
Giorno 7
Oggi sono stato sulla luna. Non era lo spicchio di luna crescente che appare in mezzo al nero del Pacifico. Era un paesaggio mozzafiato di lava solidificata, deserto: acqua, rocce rossastre, rocce scure e piccole spiagge di sabbia dorata.
Dopo l'allunaggio e' toccato morire di freddo in acqua (e' la prima volta in vita mia che pagherei per essere grasso e coperto di tessuti adiposi fino alle orecchie). Ho tentato di convincere Stan, l'americano taciturno, a provare a fare snorkeling, ma lui mi ha risposto, indicando il bastone con cui si aiuta: "Ci ho messo dieci anni ad imparare di nuovo a camminare e non ho voglia di ricominciare". Stan e' di poche parole, ma quelle che pronuncia non lasciano indifferenti. A pranzo ci parla di un acquario della California in cui i pesci nuotano in senso circolare senza fermarsi. Poi aggiunge: "Ho l'impressione di fare anch'io la stessa cosa".
Nel pomeriggio andiamo a fare un giro in gommone tra le mangrovie di una serie d'insenature dell'isola di Santa Cruz. All'imboccatura, delle sule sorvolano l'acqua per poi gettarsi a picco richiamando le ali all'ultimo momento. I pellicani sono molto piu' goffi, entrando in acqua con un tonfo sordo, ma sembrano piu' efficaci nella pesca. In una delle insenature vediamo due tartarughe in piena attivita' amorosa. Devono essere svizzere tedesche perche' non dimostrano alcun trasporto.
In acqua, qua e la' delle razze e degli squali. C'e' anche un pesce gatto che fa dei gran salti fuori dall'acqua per catturare degli insetti.
The end
North Seymour e' l'isola piu' vicina all'aeroporto ed e' scelta inevitabilmente da tutte le barche come ultima tappa prima di scaricare valige, zaini e turisti per imbarcarne di nuovi, in un moto armonico infinito. Nonostante tutto, aspettare l'alba mentre un uccello nero rigonfia il collo rosso per richiamare la femmina (dovrei provarci anch'io, magari funziona) fa dimenticare il traffico di gommoni carichi di persone con giubbotti salvagente.
Dopo colazione lascio la barca Yolita II (la consiglio) con l'impressione di uscire dal Mondo di Quark. Mi aspetteri quasi di trovare Piero Angela al check-in, oppure di sentire dall'altoparlante la voce della maestra Telmon, mia insegnante delle elementari, chiederci di fare un riassunto del documentario del giorno.
Per una volta l'ho fatto senza che me lo chiedesse e senza neanche dover accendere la televisione.
Charles Darwin

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