Mal di testa, mal di pancia, insonnia, sveglia nel mezzo della notte. Piu´ che un essere umano sono una lista ambulante di sintomi da jetlag. In queste condizioni sono arrivato al lago Atitlan, circondato da verdi vulcani e percorso da qualche sparuta lancia che mi porta a San Pedro, passando per villaggi sonnolenti e qualche casa di lusso arrampiacata su una montagna.
San Pedro e´ un ritrovo post-hippie in cui pesudo-studenti di spagnolo e vagabondi internazionali passano in ordine sparso qualche giorno a fare poco o niente (yoga, massaggi, happy hour, kayak). Il paese e´ diviso in due: c´e´ la parte vicino alla spiaggia dove si concentrano tutti gli stranieri: hotel, ristoranti, bar e c´e´ il paese vero e proprio che si arrampica per una salita ripida tra cavi elettrici a penzoloni e case in stile Calabro-palestinese (si fa il primo o il secondo piano e poi si lasciano i tondini di ferro sul tetto in attesa di costruire il piano seguente). Sui muri di San Pedro si alternano inviti alla fede (¨dios esta contigo¨, ¨sonries dios esta aqui¨, ¨con dios estamos¨) a inviti a non gettare immondizia e a non defecare in strada. Le chiese si distinguono oltre che per la fantasia di forme geometriche, anche per la loro alternanza cromatica: ce n´e´una rosa-fucsia, una verde-abete e una giallo-vaniglia. La battaglia della fede si sta combattendo tra i battisti, gli anglicani, i pentecostali e i testimoni di Geova. La Chiesa cattolica sembra assente, probabilmente in ritiro strategico in attesa che qualche scandalo di pedofilia colpisca gli avversari. La sera si sentono canti religiosi sovrapposti, mentre il sole cala, gettando una luce trasparente sulla nebbiolina che sale a coprire le cime dei vulcani.
Sonnambulo
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