giovedì 15 aprile 2010

Trekking nell'Ixil

Primo giorno
A Cotzol, a 2400 metri di altitudine, sto scrivendo sul mio quaderno tentando di riscaldarmi un po' dopo aver camminato per due ore sotto la pioggia battente, con un K-way che fa acqua da tutte le parti. L'unica parte del mio corpo che non si e' bagnata sono i piedi e per questo ringrazio di tutto cuore l'inventore del goretex.
La giornata e' iniziata al Descanso, un centro creato da un'associazione di volontariato che organizza anche i (rari) giri per le montagne dell'Ixil. Raphael mi preleva e mi porta alla stazione dei minibus per un'altra dose di trasporto-sardina su strada sterrata. Raphael parla poco e quando lo fa ricorda il Maestro Yoda di Guerre Stellari: frasi corte, enigmatiche, parole intercalate da silenzi e totale assenza di interiezioni. Dopo essere scesi dal minibus nel mezzo del nulla e aver camminato una mezz'oretta, Raphael scruta il cielo con il suo sguardo da sciamano e dice "va llover", piovera'. Il seguito a prova che aveva ragione.
Dopo un po' vengo preso in consegna da Jose' che mi accompagnera' per il resto del giro. Assieme a lui scendo una vallata per risalirla dall'altro lato e arrivare a Xeo, il micro-villaggio in cui vive: qualche casa di legno col tetto in lamiera, galline, un maiale e fango sia fuori che dentro casa, dove non c'e' pavimento e tutti sputano con una frequenza e una naturalezza sorprendenti. La casa dove vive Jose' e' uno stanzone di 5x5, con letti di legno senza materasso, una tavola, una panca e un piccolo armadio sbilenco. Le donne cucinano mentre lui fa conversazione con uno dei suoi nove figli. Non capisco niente di quello che dicono perche' parlano in Ixil, il dialetto maya locale. Per pranzo mangio una novita' gastronomica mondiale: fusilli con una patata lessa, un uovo in camicia e tortillas di mais. Da bere c'e' della "bebida", ovvero dell'acqua in cui e' stata bollita della farina di mais. Durante il pasto si parla di un po' di tutto, con il figlio di Jose' che fa una raffica di domande su dove vivo e sul mondo in generale. Spiego che l'Irak non e' vicino all'Italia, che il Papa vive in Vaticano che e' vicino a Roma, che in Europa ci sono quattro stagioni, che l?'Italia produce macchine di cui le piu' conosciute si chiamano Ferrari e che si coltiva piu' grano che mais. In due minuti faccio anche un resoconto sintetico ma completo del conflitto Israelo-Palestinese dalla fine dell'ottoceto ad oggi.
Dopo pranzo ripartiamo per completare i mille metri di dislivello quotidiani (senza contare i precedenti cinquecento di discesa). Inizia a piovere violentemente e il mio equipaggiamento tecnologico non regge al confronto con quello meno chic ma piu' efficace di Jose': un sacchetto di plastica sul cappello e un telo di nylon attorno alle spalle. Durante la camminata continuiamo a parlare e Jose' scopre che Bin laden non e' un leader governativo ma un capo terrorista. Bisogna aggiungere che qui tutto quello che sa di governo e' considerato in maniera negativa, mentre tutto quello che e' legato alla guerriglia e' visto di buon occhio. Tento di spiegare che la situazione in Irak e Afganistan e' un po' diversa da quella del Guatemala degli anni '80. Non so se ci riesco.
Nella zone dell'Ixil c'e' una profonda identita' non solo etnica, ma anche di classe. Il mondo si divide tra "el gobierno" e "los ricos" da una parte e "los pobres" dall'altra. La repressione violenta che ha portato alla distruzione di case e alla fuga di molte famiglie (incluso quella di Jose') non fanno che rafforzare l'idea che lo stato sia un male e che l'unica via per il riscatto sociale sia la lotta, armata e non. In fondo la coscienza di essere poveri e' l'unica vera richezza di queste comunita' perche' le spinge a fare sforzi sovrumani per migliorare un po' le primitive condizioni in cui vivono. Ma la coscienza di classe e' estremamente esclusiva. Per esempio a Jose' non piace Rigoberta Menchu, leader indigena e premio Nobel per la pace. Ai suoi occhi ha tradito la causa, e' diventata una conferenziera a gettone e si e' messa con i ricchi.
A fine giornata mi ritrovo un po' piu' asciutto e un po' piu' caldo a finire di scrivere queste righe. Fuori e' buio pesto perche' c'e' luna nuova. Ho mangiato in una casa del villaggio da una signora di un'eta' imprecisabile che sembra uscita da un libro illustrato sulla civilta' maya. Le ho proposto di farle una foto, al che lei si e' prima preoccupata - con insospettabile civetteria - per la sua capigliatura (poco prima aveva tirato un rutto mostruoso alla Bud Spencer) e poi si e' messa in una posa ufficiale, seria, quasi marziale. Le ho fatto vedere la foto e sembrava molto lusingata. Il potere delle immagini e' dirompente e universale.
Pulcino bagnato
Secondo giorno
La decisione di portarmi dei tappi delle orecchie e' stata molto saggia, perche' alle sette e mezza di ieri sera, mentre io facevo cruciverba della Settimana Enigmistica, Jose' ha iniziato a russare come una betoniera. Deve aver dormito come un sasso perche' questa mattina sono stato io a svegliarlo verso le sei. Colazione in una casa ancora piu' povera delle precedenti a base di una specie di zuppa, delle onnipresenti uova e di un caffe' che scambio per te finche' non me ne offrono una seconda tazza.
Poco dopo l'inizio della discesa che ci portera' dai 2400 metri verso i 1500 del fondo valle seguente, Jose' si ferma e mi dice con fare enigmatico di non muovermi, poi sparisce in mezzo alla foresta. Quando la natura chiama non si puo' dire di no. Decido di fare lo stesso. Proseguiamo verso valle con l'aiuto della propulsione che i fagioli mangiati un po' ovunque ci offre a ripetizione. Anch'io inizio a sputare come un lama provando grande soddisfazione.
Il sentiero scende ripido per un bosco che racchiude la flora della macchia mediterranea (pini marittimi), quella delle prealpi (querciole, faggi, altre conifere) e tropicale. Il paesaggio e' stupendo. In compenso inizia a fare un caldo pazzesco che ci accompagnera' per tutta la salita seguente, il che ci fa fermare un paio di volte a riposare e a parlare. Jose' continua con le sue domande a tutto campo: com'e' l'Italia, perche' i turisti vengono in Guatemala, chi li paga, cosa mangiano i contadini in Italia, etc... Parla anche un po' di se'. Anni fa e' partito verso la costa a lavorare nei campi di canna da zucchero e di cotone. Dell'esperienza si ricorda che l'acqua del mare fa male agli occhi. Poi chiede dove finisce il mare e cosa c'e' dall'altra parte. Faccio del mio meglio per dare una spiegazione plausibile e mi sento un po' Galileo.
La camminata continua con un'altro pasto a base di zuppa e uovo cotto dentro. La fine della gita e' piu' piatta e si cammina su una strada sterrata su cui passano ogni tanto dei bus. Le case si fanno via via piu' grandi, la gente meglio vestita. La citta' si avvicina e con essa il rumore, la polvere , il casino. Se due giorni fa Nebaj mi sembrava un posto dimenticato da Dio, ora mi sembra una metropoli. Comunque infine posso farmi una doccia calda.
Uomo stanco
Cifre
Secondo una pubblicazione di Solidaridad Internacional, nella zona dell'Ixil:
Il 60% dei illaggi non ha accesso diretto ad una strada
Il 25% dei bambini ha accesso all'educazione primaria
Il 50% delle comunita' non ha infrastruttura sanitaria
Il 70% dei villaggi non ha connessione alla rete dell'elettricita'

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