lunedì 12 aprile 2010

Volcan San Pedro

Alle sei di mattina sono partito con Pedro, nato a San Pedro, per raggiungere la cima del vulcano San Pedro. Il sentiero si inerpica in mezzo alla foresta tropicale, attraversando ogni tanto qualche coltivazione di caffe' e dei piccoli campi coltivati a granturco e fagioli (la pianta di fagiolo si aggrappa a quella di mais, produce e poi muore, mentre l'altra continua a crescere). Nei libri di geografia delle medie si chiamava agricoltura di sussistenza. Nella realta' significa camminare ore e portare tutto il raccolto in spalla, con una cinghia appoggiata alla fronte.
Pedro ha 29 anni, fa la guida da quando ne aveva 14, e' sposato con due figlie (5 e 7 anni). La sua lingua materna e' il maya e parla spagnolo come seconda lingua, sbagliando ogni tanto i maschili per i femminili. Suo fratello, doo aver attraversato il deserto a piedi, e' immigrato clandestino negli Stati Uniti e fa il muratore. In famiglia sono quattro fratelli e sei sorelle. All'inizio dell'ascesa Pedro fa l'andatura e praticamente corre per il sentiero. Ad un certo punto ha pieta' di me e mi fa andare avanti. Il passo rallenta un po', anche se comunque copriamo i 1300 metri di dislivello in poco piu' di due ore, arriando in cima (3020m) verso le otto di mattina. La vista semplicemente splendida: il lago riflette la luce del sole ed e' attraversato da lance di cui non si sente il minimo rumore. Tutt'intorno montagne vulcaniche coperte di vegetazione. In basso i vari villaggi sulla riva. Un colibri' fa colazione vicino a noi.
Scarpone

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