Il centro di Cali sembra costruito da un architetto schizofrenico. Ci sono dei palazzacci grigi di cemento armato vicino a chiesette bianche del seicento, grattacieli coperti di vetrate a specchio a fianco di edifici modernisti dei primi del novecento. Schiacciata tra un ponte pedonale e una grande arteria viaria c'e' anche una chiesa bicroma bianca e azzurra in stile gotico che sembra uscita da un set cinematografico della Disney.
Anche Cali, come Medellin, sfata il mito della cita'-mostro. Durante il giorno il centro e' strapieno di gente che cammina, fa spese, parla al telefono, mangia frutta comperata ai baracchini (non si capisce quando lavorino). A Cali c'e' anche un cinema d'essay. Per la prima volta da inizio viaggio entro in un vero cinema e vedo un gran bel film: "El secreto de sus ojos".
Cali e' la capitale colombiana della salsa. Sull'Avenida 6, uno a fianco all'altro, ci sono decine di club e discoteche salsere. E' quasi impossibile camminare perche' ogni due metri c'e' un tipo che vuole convincerti ad entrare nel suo locale. Pensavo che il mio livello di salsa non mi permettesse di farmi vedere in pubblico da queste parti e invece - assieme ad Ala, una ragazza russo-israeliana che ha fatto dei corsi a Tel Aviv (mentre io all'epoca a Gerusalemme) - non sfiguriamo piu' di tanto. Ci proviamo anche con la bachata (risultati modesti) e con il vallenato (risultati disastrosi).
John Travolta
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