martedì 18 maggio 2010

Isla de Ometepe

Manzoni prima di scrivere i Promessi Sposi deve essere passato per l'isola di Ometepe, dove monti sorgenti dall'acque formano un'isola nel mezzo del lago Cocibolga, il piu' grande dell'America Centrale.
A Ometepe mi sono sentito un privilegiato. Per la prima volta in una settimana sono riuscito a farmi una doccia calda e anche a vedere la semifinale del torneo di tennis di Madrid. Ma il vero privilegio e' stato cenare a base di maigret de canard (seche et au poivre) preparato dal Presidente del Tribunale del Commercio di Tarbes, Francia, alias Papi Michel, nonno della mia amica Marine che mi ha raggiunto in Nicaragua dal Costa Rica. Con se' ha portato altre leccornie francesi, come delle terrines de fois, una bottiglia di Bordeaux, della crema di marroni e la marmellata di albicocche di nonna Eloina, alias Mami Elo. Per non perdere l'abitudine, il giorno dopo ho mangiato pollo con riso, frijoles e banane fritte (non bisogna esagerare con i privilegi).
Il modo migliore per girare l'isola di Ometepe e' in moto. Quella che ho noleggiato era un 150cc, cinque marce, con freno anteriore puramente decorativo e quello posteriore che faceva funzione di "rallentatore" (evitava di spiaccicarsi contro le rocce vulcaniche a fine discesa ma per fermarsi bisognava fare una pianificazione di medio-lungo etermine). Ad Ometepe non c'e' bisogno di autovelox, perche' la strada e' cosi' disastrata che e' un miracolo se si riesce a mettere la terza: buche, sassi, monticelli di sabbia si alternano a brevissimi tratti di cemento in corrispondenza di piccoli ruscelli. Si passa per minuscoli villaggi, scuole, finche dove si coltivano banane e fagioli. Per strada ci sono delle mucche che sembra stiano passeggiando senza fretta e maiali di ogni taglia e colore. Da un lato della strada c'e' il vulcano coperto da foresta tropicale, dall'altro il lago. Il vulcano Madera e' inattivo. All'interno del cratere c'e' un piccolo lago pluviale e il sentiero per salire e' piuttosto semplice. Il vulcano Concepcion, invece, ogni tanto da' una fumata, qualche scossa e anche delle uscite di lava. L'ascesa al Concepcion e' faticosa, lunga, lenta e piena di imprevisti. Si inizia per un sentiero largo che attraversa campi coltivati, per poi diventare stretto e ripido ed entrare nella foresta dove le scimmie urlatrici e delle cicale scatenate danno il loro concerto mattutino. Si inizia poi a salire per un canale formato dalle colate laviche, arrampicandosi tra rocce e alberi. Gia' alle sei di mattina fa caldissimo e dopo na mezz'ora la maglietta e' completamente bagnata. Un'altra mezz'ora e il paesaggio scompare completamente, rimpiazzato da una nebbia fitta che ci accompagnera' per il resto dell'ascesa. Lavorando di fantasia si puo' immaginare al di la' della foresta il lago e poi la riva est e anche la costa caraibica. Nella realta' tutto e' bianco e verde. La discesa si fa su pietre bagnate da una pioggerella intermittente.
Arrivati alla strada principale ci si incammina verso l'albergo, passando a fianco di uno spiazzo sterrato avvolto in una nuvola di polvere da cui emergono guanti di cuoio, mazze da baseball e palle lanciate a tutta forza verso il catcher. A differenza delle grandi lighe, qui non si mastica tabacco, non si sputa per terra, i lanciatori non hanno tic isterici, non si fanno ammiccamenti, non si tira alla prima base, non ci si gratta i genitali. Come conseguenza il gioco procede velocissimo e in un minuto il primo battitore e' eliminato.
Salinger

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