mercoledì 26 maggio 2010

Verso le Corn Islands 2

Sveglia alle sette. Faccio colazione in un posto che per meta' e' un comedor e per meta' un negozio di fotocopie. Gli avventori o mangiano fagioli o arrivano con la carta d'identita' da fotocopiare, alcunni fanno entrambe le cose, sfruttando una sinergia rara quanto utile.
La giornata inizia veramente con il primo (e ultimo) bus della giornata, che mi porta a El Rama in quattro ore nette. Qui la strada finisce. In compenso c'e' un bel fiume largo e lento che scorre a velocita' imercettibile verso la costa caraibica.Se Dio si e' fermato a Eboli, a Rama non ha proprio mai messo piede.
La barca parte quando si riempie e la chiamano "panga": sedili durissimi, spazio per le gambe zero, unico comfort un giubbotto di salvataggio che indosso di malavoglia causa caldo asfissiante. La panga parte lenta, ma poi prende velocita' e inizia a saltellare sulle onde del fiume, inclinandosi a destra e a sinistra seguendone le anse. Il caldo scompare per magia e tutti ci stringiamo bene il giubbotto di salvataggio, chi per precauzione e chi per il freddo.
A destra e a sinistra foresta tropicale, qualche casa sperduta sulle rive e qualche canoa spinta a remi che risale la corrente. Abbiamo anche diritto ad un bello scroscio di pioggia (la panga non e' coperta) che mi sferza la faccia come se fosse grandine. La donna che mi siede a fianco ha un bambino di qualche mese in braccio che si addormenta al primo istante. Quando inizia a piovere lei lo copre con un piccolo k-way di spiderman, di cui sono estremamente invisioso.
Quando la panga entra nella laguna di Bluefield, la citta' sulla costa, siamo tutti anchilosati e intirizziti, alcuni con un principio di mal di mare. Il fiume si allarga per ricevere il mare e l'acqua dolce si mischia all'acqua salata. Mangrovie a perdita d'occhio.
Un po' stordito, metto piede a terra: afa, polvere e casino. Bluefield e' un posto che sembra uscito da un film su bordelli, bische e contrabbando d'alchol sul Mississipi a fine ottocento. Di qui passano navi dalla Colombia che trasportano coca e sganciano il carico quando vengono avvicinate da una pattuglia. La ricerca delle 'borse bianche ' e' diventato un vero e prorpio lavoro, che puo' farti diventare ricco dal giorno alla notte. Secondo una ragazza israeliana che ci ha vissuto quattro mesi, e' un posto irrecuperabile, con niente di bello. Senza dubbio non la gente, che sembra totalmente e perennemente stordita oppure ti guarda come se ti volesse sfottere. Al molo non c'e' un cartello, non c'e' un ufficio, ne' un'indicazione che riguardi il ferry per le isole Corn. Nessuno sembra sapere nulla. Un tipo meno rincoglionito degli altri mi manda verso una bettola piena di uomini ubriachi alla ricerca di Miss X (nome dimenticato) che sarebbe l'unica a sapere qualcosa. La Miss in questione e' assente, ma una sua conoscente sembra capire le domande non poi cosi' difficili che le faccio.
- Il ferry?
- Non esiste.
- La barca?
- Non c'e'. Ovvero c'e' ma parte tra due giorni.
- Quando hanno cambiato gli orari?
- Che orari?
Qui gli orari si fanno il giorno stesso se va bene, quasi sempre il giorno dopo.
Ho due opzioni: restare due giorni a Bluefields a non fare niente oppure prendere l'aereo. Ci penso tre secondi e dopo dieci minuti sono all'aeroporto, con un biglietto in mano insultando sottovoce il capitano del ferry e l'idiota che scrive le guide Lonely Planet per il Nicaragua. Due minuti dopo passo la sicurezza che non ha neanche il metal detector e tre minuti dopo sono seduto in un ATR-42 della linea aerea La Costena, l'unica al mondo che e' operata come una compagnia di bus.
Qando metto piede a Big Corn, la piu' grande delle due isole, invece del posto con mille cose da fare e una amabile popolazione locale, appare un posto in sfacelo, in cui non c'e' una casa che non sia cadente, scrostata, con un divano sfondato in cortile. Le donne ci mettono dei secoli a muovere i loro culi enormi con agilita' da pachiderma. Gli uomini sono ancora piu' rintronati che a Bluefields: meta' camminano a zig zag e l'altra meta' non cammina affatto. Sara' per un riflusso incondizionato di eurocentrismo o per la fatica del viaggio, ma avrei voglia di tirare un paio di ceffoni a tutti quelli che passano per dargli una svegliata. E' chiaro, il ritmo del caribe non mi e' ancora entrato nel sangue.
Herschkovitz

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