mercoledì 5 maggio 2010

L'isola dei non famosi

A pochi chilometri dal posto in cui Aldo Busi, Vladimir Luxuria, Alessandro Cecchi Paone ed il resto del sottobosco televisivo che tenta - con fortune alterne - di rinvigorire la propria esposizione mediatica, c'e' l'isola dei non famosi. Ad Utila potrebbe reincarnarsi Michael Jackson in persona uscendo dalle acque come Gesu' Cristo, accompagnato da John Lennon e Ghandi che non gliene fregherebbe niente a nessuno (forse con Bob Marley le cose andrebbero diversamente).
Con la mia bici noleggiata mi sono lanciato alla scoperta dell'isola, cosa che e' durata poco visto che l'isola e' piccola e soprattutto non ha strade. Ma per vedere veramente le meraviglie di questo posto ci vuole una barca, pinne e occhiali, per immergersi nel sottomondo marino, dove i pesci giocano a rincorrersi tra i coralli. Ci sono pesci a strisce verticali, altri a strisce orizzontali. Quelli piu' grandi con quelli piu' piccoli che fanno da pulitori, altri che se ne vanno solitari, mentre branchi si muovono a volte lenti, a volte veloci, senza un disegno apparente. Ci sono quelli con un punto nero sulla coda che sembra un occhio, quelli blu elettrico o con le pinne gialle. C'e' il pesce trombetta, lungo e affusolato che cerca cibo in mezzo ai coralli, senza pinne che non si capisce come faccia a nuotare. Ci sono pesci con facce da umani, altri che sembrano preistorici, altri lunghi e affusolati. I coralli fanno da casa e rifugio, con forme che vanno dal cactus, all'albero spinoso, alla felce, al ventaglio, alla palla medica, al fungo. Ogni tanto si vedono delle bollicine salire e uno strano animale palmato apparire con una grossa bombola d'ossigeno sulla schiena. Si chiama "diver" ed e' una specie antropoligica a se' stante: passa settimane o mesi su isole caraibiche a fare brevetti di immersione, senza altro scopo apparente. Vagamente rallentato nei movimenti, sia dentro che fuori dall'acqua, il "diver" parla poco. Alcuni soggetti sono ornati da tatuaggi multiformi e multicolori, altri da orecchini che dilatano le orecchie. Alcuni parlano inglese, altri solo spagnolo, come il gruppo con cui sono andato a cena ieri sera. Gli spagnoli escono tra di loro perche' conoscono solo tre parole di inglese che di solito gli altri non capiscono. Con loro c'era anche un italiano, con cane al seguito che sta viaggiando da tre anni (ma tu che lavoro fai? faccio cose, vedo gente...).
La vita notturna nell'isola dei non famosi inizia in uno dei piccoli ristoranti al lato della strada principale. Bandalu e' un posto con una specie di terrazza di legno che finisce sul mare e puoi mangiare mentre ti passano dei pesci sotto i piedi. Se sei fortunato puoi anche vedere la timida ma feroce murena, terrore di tutti i mari. Non e' chiaro se la murena esista per davvero oppure sia un mito trasmesso da generazioni di avventori che devono trovare il modo di aspettare l'ora e mezzo di rito prima che arrivi il cibo ordinato.
Dopo mangiato si va al TreeTanic, un bar costruito in cima ad un albero e decorato con oggetti di vetro, con uno stile che dal kitsch sfocia nell'originale. I coctails costano poco, in compenso non sono un gran che. Si raccontano storie di "divers" e di turismo. C'e' l'americano logorroico, il neozelandese silenzioso, la biondona olandese innamorata del barista, l'israeliano rasta.
Ritornando a casa, per la strada semi-deserta, si sente leggero lo sciabordio del mare.
Venerdi'

1 commento:

  1. nostalgia di barriera e tutti i suoi abitanti...anche della murena! non dei divers

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