sabato 19 giugno 2010

Poas

Il vulcano Poas deve essere l'unico vulcano attivo che si puo' raggiungere per una strada asfaltata. Questa e' anche la ragione per cui, invece del Costa Rica, sembra di essere a gringolandia.
Il bus parte dal centro di San Jose' ed ' gia' carico di turisti. Attraversa le piantagioni di caffe' vicino a Alajuela per poi prendere la strada piena di curve che arriva all'entrata del parco. Dopo aver pagato dieci dollari e aver camminato dieci minuti, si ha diritto a vedere un'enorme distesa di nebbia che se ne sta bella tranquilla a bloccare la vista del cratere fumante. Per vedere qualcosa bisogna arrivare all'alba, ma questo non sembra nei piani dell'autista del bus che fa il tragitto andata e ritorno negli orari che attraggono piu' gente.
Invece del vulcano, ho il privilegio di osservare branchi di adolescenti americani in gita. Ci sono le ragazze con lo smalto arancione che danno da mangiare ad un passerotto obeso per fargli la foto, i ragazzini che frustano le piante con rami strappati in precedenza, la guida che dice esattamente le stesse cose che si possono leggere sui cartelli facendo battute gia' dette mille volte in precedenza e le coppie di mezza eta´che fanno la foto alla nebbia come se fosse la Gioconda. Un uomo grida al vento "go baby go!" incitandolo a soffiare piu' forte per spazzare via la nebbia, mentre un altro si fa la foto - facendo la faccia da duro - accanto al cartello che dice "2640m Volcan Poas". Sua moglie evita di prendere il cartello con il simbolo dell'accesso facilitato con sedia a rotelle.
Aspettando di riuscire a vedere qualcosa, mi lancio in una "ricerca di parole crociate" in cui non ci sono quadrati neri e non si sa dove siano i numeri. La cosa mi occupa per un bel po', finche' il "go baby go!" ha un effetto insperato e la nebbia si assottiglia per lasciare intravedere un cratere lunare con una bocca di fuoco da cui esce una fumata bianca dall'ordore sulfureo. Il tempo di fare una foto e la nebbia ha ripreso il sopravvento.
Sulla via del ritorno inizia la tradizionale pioggia pomeridiana. Do' un'occhiata a souvenir pacchiani venduti per prezzi da strozzinaggio e risalgo sul bus in tempo per assistere al secondo diluvio universale della storia, con fiumi di acqua che si riversano per le strade.
La sera a San Jose' mi riprendo a casa di Marine per poi uscire caccia di salsa, quella musicale: un gruppo di quattordici elementi - i "Madera Nuova" per chi fosse interessato al CD - si lanciano in una serie spettacolare di salse cubane e portoricane che risveglino l'istinto del "rey de la salsa" che si era sopito in me. Sfidando il ridicolo, mi lancio varie volte nella mischia sperando che gi spettatori si concentrino sui miei vicini che ballano tra vortici di "dile que no" piuttosto che su di me che tento di riprendere il ritmo guardandomi i piedi.
Volar volar tan lejos

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