mercoledì 23 giugno 2010

Parque Corcovado

La sveglia suona presto. Il "colectivo" per il parco del Corcovado parte alle 6. Piu' che un bus e' un camion con delle panche messe per lungo. La strada e' un susseguirsi di buche e piccoli ruscelli. Ci si mette due ore e mezza ad arrivare ad una spiaggia larghissima battuta da onde alte a ricciolo. Per fortuna c'e' il sole.
A sinistra il mare, sorvolato da piccoli stormi di pellicani che sembrano divertirsi a volare a pelo d'acqua, salendo e scendendo a seconda delle onde. A sinistra la foresta, con stormi di pappagalli rossi, gialli e blu che si alzano in volo dagli alberi. Dopo aver camminato per un'oretta sulla spiaggia, una mezz'oretta per il sentiero nella foresta, aver attraversato a guado un ruscello e aver di nuovo camminato sulla spiaggia, ho deciso di fermarmi. Per una volta non avevo voglia di camminare troppo e oggi non era giornata: "blues" direbbero gli inglesi e "cafard" direbbero i francesi. Un misto di crisi di mezza eta' anticipata e dubbi esistenziali posticipati, acuiti da un sentimento di solitudine.
La piccola depressione e' scacciata sa un forte richiamo della natura, sia metaforico che materiale - dopo due giorni d'inusuale stitichezza. Mi sono reso conto troppo tardi che i pezzi di carta igienica che ero convinto di avere in tasca erano invece rimasti in albergo. Accucciato ai bordi della foresta mi sono ricordato di aver letto che Moravia e la Morante si ritrovarono in una baita di montagna senza carta igienica e con la Bibbia e I Fratelli Karamazov come unica fonte di carta. Di fronte ad una simile scelta scatologico-morale, ho deciso di risparmiare questa umiliazione alla mia Settimana Enigmistica e di preferire le foglie ai fogli.
IL viaggio di ritorno e' stato arricchito, oltre che dalle scosse dell'andata, da un bell'aquazzone che ci ha accompagnati dall'inizio alla fine. Ho ringraziato il mio poncho giallo che mi risparmiato una doccia prematura.
Scottex

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