martedì 1 giugno 2010

La islita

L'isola e' il paese dell'oblio. Dopo una notte non ci si ricorda gia' piu' che giorno e', ne' da quanto tempo si e' arrivati. Le ore sono scandite da eventi ciclici che si impara presto a decifrare. Le parole in miskito (lingua del caribe) di Rosa e le sue tre zie, che gestiscono il gruppo di capanne rustiche sulla spiaggia in cui alloggio, vogliono dire che sono le sette di mattina circa. Quando si vede passare sulla spiaggia un paio di persone con zaino in spalla vuol dire che sono circa le undici (sono quelli arrivati con la panga del mattino). Se la lampadina si accende nella capanna, e' arrivata la corrente e sono circa le due o le tre di pomeriggio. Il sole va a dormire e sono le sei. Tutto tace e sono le otto. Il niente e' la specialita' dell'isola. Non tanto perche' non c'e' niente da fare (si possono fare immersioni, snorkeling o passeggiare), ma perche' quasi tutti decidono di non far niente, tranne sonnecchiare nell'amaca, fare il bagno o al massimo leggere un libro (ma questo gia' costa una gran fatica). Abituato al ritmo frenetico del viaggio, i primi due giorni mi muovo come una trottola. Faccio il giro dell'isola in un paio d'ore, vado a fare snorkeling, vado a raccogliere i manghi che cadono dagli alberi, oppure noci di cocco. Poi inizio anch'io a non fare niente, con il massimo dell'attivita' ridotta ad attraversare l'isola per andare sul lato dove ci sono un paio di posti in cui mangiare: circa cinquecento metri a piedi per un sentiero. Sull'isola non ci sono strade, non ci sono macchine, non ci sono moto, rare le biciclette. Tutto cio' di cui si ha bisogno e' un costume. Opzionali sono le infradito e una maglietta. Se piove ci si bagna.
Sull'isola ci sono tre italiani oltre a me. Uno e' sedentario, arrivato qui tre anni fa. Si chiama Andrea, e' senese e sembra Robinson Crusoe': barba e capelli lunghi, abbronzatura totale, movimenti sonnambuleschi. Lo trovo che sta preparando la cena. Se si vuole mangiare da lui bisogna prenotare la mattina per la sera perche' Andrea non lavora di fretta. Questa sera ha due coppie e la cosa sembra gia' costargli una certa fatica perche' vogliono mangiare cose diverse. Il secondo italiano e' un piemontese che vive a Londra e al momento si occupa del controllo di qualita' della marijuana che si trova sull'isola, che secondo lui arriva qui direttamente dalla Jamaica. Un'attivita' effettivamente molto faticosa ma che sembra dargli una certa soddisfazione. Il terzo e' Alessio, operaio napoletano con la passione per le aragoste, che non sa come spendere i soldi che gli rimangono perche' mangiare costa troppo poco. In compenso sta risparmando sull'alloggio, visto che ha scelto il gruppo di capanne piu' economiche - secondo la sua definizione una "zozzeria" - popolate da un'umanita'varia. C'e' il giovane americano, nuova promessa del rock mondiale, che sta componendo una canzone da quattro settimane, unico altro cliente oltre ad Alessio. Il padrone non fa niente tranne raccogliere qualche foglia da terra scatarrando rumorosamente. E' assistito da un tipo che "esta' matando el tiempo", anche se non e' chiaro con che scopo, che nel resto del tempo libero fa il pusher, ma senza troppi affanni. Un altro personaggio e' un negrone con una cofana di capelli tinti di biondo che quando fa il bagno sembra una boa.
Essendo l'isola piccola, ci si conosce tutti almeno di vista. Le mie vicine di capanna sono un'israeliana che vive in America Centrale da due anni lavorando come volontaria, che e' arrivata sull'isola scendendo per un fiume su una zattera costruita assieme ad un suo amico. Si fa da mangiare utilizzando un fornello costruito con due lattine di birra e due scatole di sardine, alimentato ad alcohol. La sua amica e' un'argentina che sta viaggiando da un anno e mezzo, finanziandosi in parte vendendo braccialetti e collanine. Incontro anche Eline, la ragazza olandese con cui ho viaggiato un paio di giorni tra Honduras e Nicaragua, nonche' due israeliani che viaggiavano sul minibus verso Tikal in Guatemala. Ci sono anche vacanzieri di breve termine, che arrivano e ripartono in aereo e di solito stanno nei bunaglows piu' cari. Quelli con delle vere pareti (non solo assi di legno), magari una finestra e un vero bagno, magari con lo specchio, e che per accendere e spegnere la lampadina hanno un interruttore e non devono avvitarla e svitarla come me). C'e' anche un gruppetto di sei canadesi che potrebbero tutte fare la modella e che sfoggiano bikini da far invidia a Pamela Anderson, attirandosi l'amicizia gratuita e incondizionata di tutti i maschi dell'isola.
Islander

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